A un anno dalla morte di Castro, Cuba rimane in mano alla sua cricca
Un anno fa moriva il dittatore cubano Fidel Castro. Cuba ha ricordato il primo anniversario della scomparsa del novantenne lìder maximo, ma soprattutto s’interroga sul proprio futuro. Negli ultimi dodici mesi la situazione sull’isola caraibica è apparsa congelata, complice l’avvento di Donald Trump che ha segnato la fine della breve stagione di apertura con gli Stati Uniti. Le riforme economiche segnano il passo, in attesa che a febbraio il presidente Raul Castro passi la mano al suo successore, come promesso da tempo. Il ricordo di Fidel Castro, morto il 25 novembre 2016, aleggia ovunque a Cuba, nei numerosi ritratti esposti, le scritte “Fidel vive”, le citazioni sui media, le tante sue frasi ormai diventate proverbiali. Ma per suo espresso desiderio, non c’è nessuna statua, strada o piazza alla sua memoria. Il suo corpo non è stato imbalsamato come quelli di Lenin o Hugo Chavez, né è stato costruito un grande mausoleo. Per evitare un culto della personalità, il lìder maximo aveva chiesto di essere cremato. L’urna con le sue ceneri è custodita in un blocco di granito grigio con la scritta Fidel, nel cimitero di Santa Ifigenia della città di orientale di Santiago, dove risposa anche Josè Martì, l’eroe ottocentesco della lotta al colonialismo spagnolo. Presidente dal 2008, Raul guida il paese dal luglio 2006 quando Fidel fu sottoposto ad un intervento chirurgico di emergenza. E ha già fatto sapere che passerà la mano in febbraio ad una generazione più giovane. Domenica si è tenuto il primo turno delle elezione municipali, che era stato rinviato dall’arrivo dell’uragano Irma in settembre. L’appuntamento apre la stagione elettorale in vista del rinnovo dell’assemblea nazionale che sceglierà il nuovo presidente. Ma il passaggio generazionale, in seno al partito unico che governa Cuba, non sembra presagire a un grande cambiamento. Il candidato più probabile alla successione è il 57enne Miguel Diaz Canel, numero due del governo cubano. E l’86enne Raul rimarrà alla testa del partito comunista fino al congresso del 2021.