Ue umiliata: non riesce a convincere le banche a lasciare la city di Londra

7 Nov 2017 18:22 - di Redazione

Alcune banche che hanno sede a Londra, cosa che dà loro il passaporto necessario a operare nell’Eurozona, stanno facendo melina nei preparativi in vista della Brexit, per tenersi aperte tutte le opzioni. Tendono a creare sul Continente dei gusci vuoti che si appoggiano in misura rilevante sulla fornitura di servizi da parte di società britanniche, oppure affidano l’erogazione di servizi bancari Oltremanica a case di investimento, che non ricadono sotto la vigilanza Bce. A fare il punto sullo stato delle cose in vista della Brexit è stata la presidente del Meccanismo di vigilanza unico (Mvu, Ssm la sigla inglese) della Bce, Danièle Nouy, durante l’Eurogruppo a Bruxelles. Da quando la Gran Bretagna ha deciso di lasciare l’Ue, ha spiegato la Nouy, la Bce è stata in un continuo dialogo con diverse banche che sono interessate dalla Brexit. Quasi 50 istituti hanno approcciato direttamente le autorità; diversi, specie le più grandi banche internazionali che operano nell’area euro attraverso il Regno Unito, hanno fatto progressi nei loro piani. Alcune banche hanno già sottomesso formali richieste di licenza o di allungamento delle licenze, che sono attualmente esaminate dalla Bce o dalle autorità nazionali. Tuttavia, ha notato la presidente dell’Mvu, alcune banche stanno tuttora ritardando le loro decisioni finali sulla ristrutturazione delle loro attività, per tenersi aperte tutte le opzioni. I tempi tecnici per ottenere le licenze bancarie necessarie ad operare nell’Eurozona non sono brevissimi e, più si va avanti, più si allungheranno, dato che tenderà a formarsi una coda, a mano a mano che si avvicina la data del 29 marzo 2019, quando il Regno Unito diventerà uno Stato terzo (a meno che non si trovi l’accordo su un periodo di transizione, cosa che non è affatto certa). Nella valutazione dei piani di riallocazione disponibili finora, inoltre, la Bce ha identificato alcune carenze, specie per la tendenza a mettere in piedi delle banche che sono in realtà dei gusci vuoti con sede nell’Unione bancaria, che si appoggiano sulla fornitura di servizi da parte di entità con sede nel Regno Unito. In più, la vigilanza nota con una certa preoccupazione la tendenza a riallocare attività di tipo bancario a case di investimento, che sono al di fuori della competenza della Vigilanza, cosa che porterebbe a una frammentazione della vigilanza e alla possibilità di arbitraggi regolatori. Qui Francoforte conta sui legislatori europei per introdurre i cambiamenti necessari nel quadro regolatorio. Banche significative dell’Eurozona con una presenza nel Regno Unito stanno facendo progressi nei loro preparativi, ma ciò nondimeno la Bce vede il bisogno di velocizzarli ed esorta le banche ad agire di conseguenza.

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