CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Tari, schiaffo ai comuni, hanno agito fuori legge: via libera ai rimborsi

Tari, schiaffo ai comuni, hanno agito fuori legge: via libera ai rimborsi

Economia - di Gabriele Alberti - 21 Novembre 2017 - AGGIORNATO 21 Novembre 2017 alle 16:11

I comuni hanno sbagliato. “Qualora il contribuente riscontri un errato computo della parte variabile della tassa sui rifiuti effettuato dal Comune o dal soggetto gestore del servizio può chiedere il rimborso del relativo importo in ordine alle annualità a partire dal 2014, anno in cui la TARI è entrata in vigore”. Lo sottolinea il Ministero dell’Economia che ha diffuso una circolare in cui si illustra la corretta modalità applicativa della TARI, l’odiosa  tassa sui rifiuti gonfiata a dismisura per via di calcoli errati. Il nodo del discorso riguardava la quota variabile della tassa sui rifiuti, che doveva essere calcolata una sola volta. Così non è stato e  i Comuni che l’hanno applicata due o più volte devono rimborsare subito i contribuenti. L’errore è nato da un’errata considerazione delle  pertinenze dell’abitazione – garage- soffitta, cantina. Il chiarimento – ricorda il Mef – si è reso necessario a seguito del calcolo che alcuni Comuni hanno adottato, in base al quale la parte variabile della tassa è stata moltiplicata per il numero delle pertinenze. In questo modo sono risultati importi decisamente più elevati rispetto a quelli che sarebbero risultati applicando la quota variabile una sola volta. Una beffa a cui si potrà rimediare. Un atto dovuto.

Tari, come chiedere i rimborsi

“Un diverso modus operandi da parte dei comuni – è scritto nella circolare – non troverebbe alcun supporto normativo, dal momento che condurrebbe a sommare tante volte la quota variabile quante sono le pertinenze, moltiplicando immotivatamente il numero degli occupanti dell’utenza domestica e facendo lievitare conseguentemente l’importo della TARI”. Gli italiani possono guardare indietro fino al 2014 e le richieste – leggiamo sull guida del Sole24ore– vanno presentate in carta semplice, senza troppe formalità; a patto di indicare tutti i dati che servono a «identificare il contribuente, l’importo versato e quello di cui si chiede il rimborso», specificando anche la pertinenza che ha generato l’errore.

 

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

21 Novembre 2017 - AGGIORNATO 21 Novembre 2017 alle 16:11