Stupro di Firenze, all’incidente probatorio studentesse Usa confermano le accuse

23 Nov 2017 11:19 - di Redazione
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L’incidente probatorio si è svolto ieri nell’aula bunker di Firenze e ha “cristallizzato” – come si dice in gergo –  il racconto delle due ragazze statunitensi nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta violenza sessuale da parte di due carabinieri in servizio la notte del 7 settembre scorso nel capoluogo toscano. Ciò consentirà alle due studentesse di non tornare più in Italia in caso di processo ai due militari. «Siamo state violentate dai due carabinieri»: hanno confermato le loro accuse le due studentesse americane, 20 e 21 anni, tornando a puntare l’indice contro i due carabinieri, Pietro Costa, 32 anni, e Marco Camuffo, 44 anni, indagati dalla Procura di Firenze per violenza sessuale e sospesi dal servizio dall’Arma. Accuse pesanti, confermate nell’incidente probatorio che si è svolto ieri quasi per l’intera giornata: l’udienza davanti al Gip del Tribunale, Mario Profeta, è iniziata alle 10 ed è terminata a notte fonda, intorno alle 23, con due brevi pause per il pranzo e la cena a base di panini.

L’incidente probatorio: le studentesse confermano le accuse di stupro

Una lunga giornata in aula, quella che ieri ha stigmatizzato le accuse delle due denuncianti, cominciata con la lunga deposizione di una delle due giovane studentesse americane, e proseguita con la seconda: rispettivamente hanno parlato per 7 ore, una e cinque ore e mezzo l’altra. Per dare il senso della lunga e articolata giornata dell’incidente probatorio, all’uscita dell’aula bunker, ieri notte, gli avvocati hanno sottolineato che sono state fatte solo brevi pause per le necessità personali. Lunghissime e drammatiche ore a proposito delle quali i legali delle due studentesse, gli avvocati Gabriele Zanobini e Francesca D’Alessandro, hanno spiegato ai giornalisti come e perché le loro assistite hanno confermato «senza contraddizioni» durante l’incidente probatorio i loro rispettivi racconti sullo stupro a loro detta subito, nonostante le numerose domande che i difensori dei due militari avevano chiesto di fare al giudice nella forma della modalità protetta con cui sono state sentite. Non solo: sempre secondo quanto riferito dai due legali, ci sono stati in aula «momenti drammatici e di sofferenza» durante le due deposizioni, momenti in cui, a detta dei legali, la ventunenne è scoppiata in lacrime quando le è stato chiesto di ricordare il momento dello stupro e poi sarebbe svenuta.

La difesa dei carabinieri: i rapporti furono consenzienti

I difensori delle studentesse statunitensi hanno concordato sul fatto che l’incidente probatorio ha rafforzato l’ipotesi accusatoria iniziale nei confronti dei due carabinieri e sull’evidenza in base a cui non sarebbero state inficiate in alcun modo le testimonianze rese immediatamente dopo il fatto. Commentando l’esito dell’incidente probatorio, l’avvocato Giorgio Carta, che difende il carabiniere scelto Pietro Costa, che è indagato insieme all’appuntato Mario Camuffo, ha detto di aver apprezzato il modo in cui il giudice Mario Profeta ha gestito gli interrogatori. Il legale ha ribadito la linea difensiva, secondo la quale i rapporti sessuali furono consenzienti. L’avvocato Carta ha raccontato che il suo assistito, che è stato tutto il giorno presente in aula bunker per seguire con il sistema audio video gli interrogatori, mentre era assente l’altro carabiniere accusato, ha fatto pochi commenti, «ma quelli che ha fatto sono di chi non ritiene vere le affermazioni delle due studentesse».

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