Renzi balla da solo. Bersani lo gela: «Non sei più credibile»
Paolo Gentiloni se ne va un secondo dopo la fine della relazione illustrata da Matteo Renzi davanti alla Direzione nazionale. Il premier deve raggiungere Palazzo Chigi dove lo attende il vertice sulle pensioni con i sindacati. È questo l’unico momento in cui le esigenze del Paese reale hanno fatto capolino nei lavori del Pd. L’intervento di Renzi, infatti, anche per ragioni obiettive era invece rimasto per intero nell’arena della politica, incentrato com’era su «aperture», «paletti», «logiche di coalizione».
Renzi parla alla Direzione nazionale
L’impressione che, tuttavia, se ne ricava è che Renzi sia perfettamente consapevole che il percorso che conduce all’unità della sinistra non è agevole né scontato e che la disponibilità dichiarata verso gli altri spezzoni dello schieramento, in particolare verso il Mdp di Bersani e D’Alema, altro non sia che l’eterno gioco del cerino: chi se lo lascerà spegnere tra le dita, ne pagherà il conto in termini elettorali. In realtà, tra Pd e l’altra sinistra lo scontro è andato troppo avanti per poter essere sanato a colpi di appelli. Lo conferma la dura reazione di Mdp alla relazione del leader del Pd: «Non vediamo nessuna novità. Parole, ma ormai Renzi non è più credibile e il fatto che abbia affidato a Fassino i rapporti con la sinistra, dice tutto su quanto siamo distanti…». Sembra una pietra tombale sui propositi di unità della sinistra.
Non resta che l’alleanza con Alfano
Del resto, che la coperta fosse troppo corta Renzi lo sapeva benissimo. Sempre in nome del gioco del cerino ha tentato un’arrampicata sugli specchi per conciliare tutto e il suo contrario in materie decisive come Jobs Act («non si può metterlo in discussione») e migranti («gli sbarchi sono diminuiti»o indeterminato». Persino sugli 80 euro, con i quali credeva di aver fatto breccia nella sinistra interna, è stato costretto a ritornare: «Non credo che la discussione possa essere sugli 80 euro sì o no». Non gli è servito a nulla: il Pd, almeno al momento, è isolato nella stessa area che per dimensioni avrebbe dovuto egemonizzare e guidare. Forse è in nome di questa consapevolezza che Renzi è stato ben attento a non deludere le attese di Alfano, cui ha dedicato un passaggio non secondario: «Non dobbiamo consentire – ha detto – che il centro moderato venga risucchiato dal berlusconismo».