Mosca: del tutto falsa la ricostruzione Onu sulle armi chimiche siriane
La Russia considera “incompleta” l’inchiesta sull’uso di armi chimiche a Khan Sheikhoun, in Siria, condotta dagli “esperti” dell’Onu e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac). Lo ha ribadito il direttore del Dipartimento per la non proliferazione e il controllo degli armamenti del ministero degli Esteri di Mosca, Mikhail Ulyanov, in dichiarazioni all’agenzia di stampa Tass. “Non possiamo considerare completa l’inchiesta sull’incidente di Khan Sheikhoun”, ha detto Ulyanov, parlando anche della bozza di risoluzione russa riguardo il mandato del meccanismo congiunto Onu-Opac (Jim) presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “I componenti della commissione devono visitare il sito per condurre tutte le necessarie attività di indagine e raccogliere campioni nella base di Shayrat, da dove si ritiene sia partito il velivolo con una bomba al sarin – ha proseguito Ulyanov – La bozza di risoluzione contiene indicazioni al riguardo”. Il diplomatico ha ribadito il “no” di Mosca alla bozza di risoluzione proposta dagli Usa al Consiglio di Sicurezza dopo che a ottobre la Russia ha posto il veto al testo per estendere le indagini sugli attacchi con armi chimiche in Siria. “Washington vorrebbe dare carta bianca al Jim e alla missione d’inchiesta dell’Opac in modo da essere certa che agiscano solo a loro discrezione e che non ci siano regole che disciplinino le loro attività – ha affermato – È impossibile da accettare. Con questo approccio, invece di essere uno strumento di giustizia internazionale, il meccanismo viene trasformato in uno strumento per raggiungere gli obiettivi della politica estera americana”. Intanto l’azione da parte delle forze armate americane e della coalizione guidata dagli Stati Uniti nei pressi di al-Tanf possono essere considerati un crimine di guerra. Lo sostiene il Centro russo per la riconciliazione delle parti in guerra riferendosi, in particolare, al rifiuto di aiutare i profughi feriti nello scontro vicino al campo di Al-Rukban, al confine tra Siria e Giordania. Secondo l’organizzazione nell’incidente, che si è verificato il 29 ottobre, 13 profughi siriani sono stati uccisi e altri 20 sono stati feriti, inclusi bambini. Gli Stati Uniti non hanno offerto alcuna assistenza medica ai rifugiati feriti e l’azione della cosiddetta coalizione internazionale vicino al-Tanf costituisce una flagrante violazione dei diritti umani e può essere qualificata come un crimine di guerra “, ha dichiarato il centro in una dichiarazione.