La legge anti fake news del Pd: “Apologia del fascismo? Reato come la pedopornografia”

27 Nov 2017 13:44 - di Redazione

Sembra una legge contro le “bufale” che viaggiano sui social a tutte le latitudini politiche, una normativa anche meritevole per fare chiarezza sulle considdette fake news. Ma sotto sotto, anche stavolta il Pd non fa altro che ricalcare lo spirito della famigerata legge Fiano, quella che intende punire chiunque manifesti nostalgia per il Ventennio o si lasci scappare uno slogan filo fascista su Internet. «L’obiettivo della nostra legge – ha spiegato la prima firmatararia della proposta, la senatrice Rosanna Filippin – non sono gli autori dei post, ma è responsabilizzare i gestori di social network», chiamati ad attivarsi subito per rimuovere contenuti manifestamente illeciti, per poi far entrare in ballo anche il Garante della privacy, fino a far scattare sanzioni pesanti, da 500 a 5 milioni di euro. «Quello che vorremo riuscire a fare è obbligare i gestori delle piattaforme ad accettare e valutare i reclami in tempi brevi, per evitare il fenomeno della condivisione», spiega alla Stampa di Torino la Filippin, che però non spiega che c’entrino i temi politici, in questa azione di repressione, visto che tra i reati individuati c’è anche l’apologia del fascismo, equiparata ad altri reati gravissimi, come lo stalking, la pedopornografia, il terrorismo, l’associazione mafiosa. “I social dovranno rimuovere i testi manifestamente illeciti entro 24 ore”, c’è scritto nella legge, che si ispira a un’analoga normativa tedesca. Ma che c’entrano le fake news con la mafia, il fascismo, la pedofilia? A quanto pare c’entrano, secondo quanto riporta Repubblica, visto che “il ventaglio di reati nel mirino è ampio, ma non basta, l’obiettivo è anche quello di limitare l’offensiva allo Stato a mezzo bufale, dai delitti contro la sicurezza all’eversiobne, al terrorismo, istigazione a delinquere, associazione mafiosa e offesa alle confessioni religiose”, reati su cui chiederà di procedere sulla base di un atto del pm dopo una denuncia e dopo le segnalazioni ai social netowervk, che in Italia coivolgono un milione di persone. Censura? «Non è nostra intenzione: l’abbiamo copiata dalla legislazione tedesca che non è certo un Paese autoritario», giura la Filippin. Ma cosa c’entri il fascismo con le bufale, non lo spiega.

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