La chiesa luterana abolisce “Lui” e “Signore”: “Sono termini maschilisti”

25 Nov 2017 16:17 - di Penelope Corrado

«Basta con i termini Lui e Signore. Dio non ha genere». A stabilirlo la Chiesa luterana di Svezia. La Chiesa di Svezia d’ora in poi userà termini neutri e “gender-free”. Sono alcune delle nuove linee guida scaturite al termine di una conferenza durata otto giorni tra i 251 esponenti dell’organismo decisionale della Chiesa Nazionale Evangelica Luterana. Una specie di piccolo Concilio Vaticano II a livello svedese che si è occupato anche di aggiornare il linguaggio di un libro di 31 anni da cui venivano prese le frasi della liturgia, degli inni e altri aspetti linguistici. Avrà effetto dal 20 maggio, giorno della Pentecoste.

La nuova messa luterana: “Nel nome del Padre? Meglio dire Dio”

La donna arcivescovo Antje Jackelen ha argomentato in questi termini l’aggiornamento lessicale: «Teologicamente sappiamo che Dio va al di là del concetto di genere, non è umano». La decisione sarà effettiva dal 20 maggio 2018, giorno di Pentecoste, e ha fatto storcere il naso a più di qualcuno. All’atto pratico, ai preti sarà consigliato di usare altri termini o di eliminare i termini al maschili. Ad esempio, all’inizio della messa anziché “Nel nome del padre, del figlio e dello Spirito Santo” si consiglia di dire: “Nel nome di Dio e della Santa Trinità”.

Perplessi anche i teologi di fede luterana

Antje Jackelen guida in Svezia una comunità di 6,1 milioni di fedeli battezzati, in un Paese che conta poco meno di 10 milioni di abitanti. La decisione sta già facendo discutere. Secondo Christer Pahlmblad, docente di teologia alla Università di Lund, la decisione minaccia «la dottrina della Trinità e il senso di comunità con altre chiese cristiane. Non è una bella cosa se la Chiesa di Svezia non rispetta il patrimonio teologico che abbiamo in comune».

La chiesa luterana precisa: “Non è vietato dire Padre, ma è meglio non dirlo”

Sofija Pedersen Videke, portavoce della chiesa luterana, ha precisato a un giornale svedese che non è fatto divieto di usare termini al maschile e che il prontuario è solo una raccomandazione e l’aggiornamento di un testo che era ormai vecchio.

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