Ingegnere all’altare con la sposa robot che ha costruito: follia futuristica o business?
Alla fine ci siamo arrivati a vincere la solitudine grazie a compagne cibernetiche: e così, dopo gli esordi di prototipi commerciali di robot della prima ora, il passo successivo è stato perfezionare tecnologicamente le potenzialità relazionali di queste macchine programmate e intelligenti, fino ad arrivare al lancio sul mercato di robot del sesso e, oggi, ad assistere al matrimonio tra scienza e affettività. un matrimonio folle eppure celebrato in Cina.
Scienziato cinese sposa il robot che ha costruito
Letteralmente al matrimonio, dal momento che, come riportato dal sito online del Messaggero, “Zheng Jiajia, un esperto di intelligenza artificiale cinese, si è “sposato” con un robot ideato da lui stesso perché non riusciva a trovare la sua donna ideale. E oggi l’avanguardistico ingegnere cibernetico in Cina è diventato un esempio per molti, al punto che ha cominciato a costruire partner robotiche per uomini dai gusti difficili come i suoi”. E dall’amore al business il passo è stato breve: così breve che, secondo il Daily Mail, l’ingegnere 31enne ha fondato un’azienda proprio per commercializzare su vasta scala – e su specifica richiesta – spose robot ideate e realizzate sulla base delle preferenze dei clienti. E come riporta il Messaggero, le richieste di chi prenota “le umanoidi di bella presenza” possono arrivare addirittura a “soddisfare le esigenze sessuali dei loro uomini”, essendo peraltro “capaci di riconoscerne la voce e il volto”.
Amore per la scienza (e i suoi figli) o semplice business?
Chissà allora che la popolarità che ha investito il giovane ingegnere non serva a conoscere una lei in carne e ossa: nel frattempo, però, non possiamo esimerci dal rilevare e sottolineare come, quegli scenari inquietantemente futuristici paventati nelle saghe firmate Isaac Asimov siano diventati una sconfortante realtà del presente. Del resto, da tempo la tecnologia invoca la robotica in moltissimi campi d’applicazione: nelle missioni spaziali, in sala operatoria, nell’industria e persino nelle case di privati cittadini, almeno quelli più abbienti che possono permetterselo, tanto che – come preconizzava un lungimirante Alberto Sordi in Io e Caterina, film del 1980 – ultimamente sono numerosi coloro i quali hanno aperto le porte ad automi in livrea e grembiulino. Chiaro allora che, il passaggio dalla cucina al giardino fosse propedeutico allo sconfinamento in camera da letto: era solo una questione di tempo… Semmai, è per abituarsi all’idea che tutto questo possa assumere una minima parvenza di “normalità” che crediamo ci vorranno almeno altre ere glaciali…