Egitto, attivista dei diritti umani sfida Al Sisi candidandosi a presidente
Il noto attivista politico e avvocato per i diritti umani egiziano Khaled Ali ha annunciato ufficialmente la sua intenzione di presentarsi alle elezioni presidenziali previste in Egitto per il prossimo anno. “Annuncio l’avvio della campagna per la corsa alla presidenza”, ha detto Ali durante una conferenza stampa al Cairo. Il mandato di quattro anni alla presidenza di Abdel Fattah al-Sisi terminerà il prossimo giugno. Anche se Al-Sisi non ha ancora chiarito quali siano le sue intenzioni, con tutta probabilità il presidente punterà alla riconferma. Khaled Ali è stato condannato di recente a tre mesi di carcere con l’accusa di “offesa alla decenza” in relazione a una fotografia in cui è ritratto mentre celebra la sentenza con cui un tribunale annullava la decisione del governo del Cairo di cedere due isole del Mar Rosso all’Arabia Saudita. Il processo d’appello dovrebbe iniziare mercoledì e se la sentenza sarà confermata l’oppositore non potrà presentarsi alle elezioni. L’avvocato e attivista politico, attualmente libero su cauzione, ha detto di sperare nell’assoluzione. A settembre Amnesty International ha giudicato “politicamente motivata” la condanna a tre mesi di carcere inflitta ad Ali. Al-Sisi è stato eletto nel 2014, un anno dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi, con il 97% dei voti contro l’unico sfidante Hamdeen Sabahi. Khaled Ali si era presentato alle presidenziali del 2012, che sancirono il trionfo di Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani. “Ci prepariamo a queste elezioni senza farci illusioni sull’onestà dello sfidante, sulle garanzie riguardo il processo elettorale”, ha detto il 45enne Ali, la cui candidatura sarà un test per la popolarità di al-Sisi nel Paese, dove – come ha denunciato in passato Amnesty – si registra un aumento della repressione degli attivisti dell’opposizione egiziana in vista delle presidenziali del 2018. Al-Sisi ha più volte negato che in Egitto ci siano prigionieri politici e ha difeso le misure in materia di sicurezza evocando la lotta al “terrorismo”. Il governo ha anche adottato misure di austerity, che prevedono tagli agli sussidi all’energia e l’aumento delle tasse facendo schizzare il tasso di inflazione a oltre il 30%. Per le autorità si tratta di misure necessarie per rilanciare l’economia in crisi dalla rivoluzione del 2011. Da allora sono crollati i profitti del turismo, ma anche gli investimenti stranieri, mentre è peggiorata la situazione della sicurezza, con attacchi contro le forze di sicurezza e anche la minoranza copta.