Ci sono macerie ovunque. E il governo pensa a dare batoste ai terremotati

3 Nov 2017 12:54 - di Redazione

Dal 16 dicembre i terremotati devono tornare a pagare le tasse. Come si legge in un articolo di Libero Quotidiano, non c’è niente da fare per i «titolari di reddito d’ impresa e di lavoro autonomo e per gli esercenti attività agricole». La lettera del commissario straordinario per la ricostruzione, Paola De Micheli, è arrivata insieme all’ennesima, paurosa, scossa che ha fatto tremare ancora una volta la terra a Rieti, Amatrice, Accumoli e nel resto del cratere tra Lazio e Abruzzo. La riscossione dei tributi riprenderà dalla metà del mese prossimo, fa sapere l’esponente del governo. Le imposte dovute nel periodo dall’ 1 dicembre 2017 al 31 dicembre 2017 erano state sospese dopo la scossa del 24 agosto, adesso i terremotati devono rimettere mano al portafogli. La De Micheli, si legge ancora su Libero Quotidiano, segnala che, in previsione della scadenza del prossimo mese, Abi e Cassa depositi e Prestiti hanno sottoscritto una convenzione che contiene le linee guida per la concessione di finanziamenti agevolati, «garantiti dallo Stato, finalizzati proprio alla ripresa della riscossione tributaria nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria». Ma è una magra consolazione per chi non ha ancora una casa e ha perso tutto.

Terremotati, arriva la batosta del governo

In molti dei 140 paesi del cratere sono ancora ben visibili le macerie, i segni della devastazione, i servizi essenziali che non partono. Ieri sera un’ altra scossa di magnitudo 3.7 nel Reatino ha fatto ripiombare la popolazione nel panico e la notizia, adesso, è che dopo la moratoria di un anno, si tornano a pagare le tasse. Non protestano solo i cittadini, riuniti nei vari comitati come il Coordinamento Terremoto Centro Italia che ha manifestato a Roma, ma anche i sindaci e gli esponenti di Mdp attaccano a gamba tesa. Molto duro, si legge ancora nell’inchiesta di Libero Quotidiano, anche il sindaco di Leonessa, Paolo Trancassini, che da tempo attende che partano i lavori di una scuola ma è costretto a scontrarsi con «la scelta scellerata del governo di investire in burocrazia». Trancassini ha deciso di fare da solo: «Realizzeremo direttamente ciò che serve ai nostri ragazzi, spendendo meno di quanto stanziato e in poco tempo utilizzando il potere d’ ordinanza del sindaco».

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