Calcio, Malagò vuole Veltroni. Ovvero, dopo Ventura la definitiva sventura

Ci risiamo, riciccia Valter Veltroni. Buono dopo ogni devastazione, il disastro del calcio azzurro che non andrà ai mondiali di Russia, lo sta riportando in auge. Veltroni è di nuovo pronto e di nuovo spinto. In questo caso dal fido amicone Malagò che lo vorrebbe al vertice della Figc. Non avendo ancora ben compreso come sia stato possibile che i nostri strapagati eroi si siano sfracellati contro il muro eretto -andata e ritorno- da una dozzina di aitanti magazzinieri dell’Ikea, il veltronianissimo capo del Coni, in linea con un modo di fare che è pure un modo di essere, sta probabilmente pensando che alla federazione più importante serva anzitutto un maquillage. E perciò, per il dopo Tavecchio, Veltroni. Perchè senza bisogno di aggiornarsi o di studiare, Veltroni è parecchio avanti: è già politicamente corretto, liberal e progressista di suo. Tutt’insieme. Il che lo rende più malleabile del Var (se ci fosse stato, l’altra sera, di rigori la Svezia ne avrebbe avuti 3), anche se è dubbio che possa bastare per tornare a competere e a vincere qualcosa. E perciò, Veltroni. Perchè evidentemente, secondo il Malagò-pensiero, una federazione di incapaci e perdenti non ha bisogno di vincenti, ma di un perdente di successo. E cos’altro, se non questo è Veltroni? La riserva buona per ogni poltrona. Uno che, dopo aver affossato la sinistra con l’idea del Pd partito a vocazione maggioritaria (sic!), dopo aver salassato la Rai con programmi costosissimi e dallo share imbarazzante, dopo aver intaccato i bilanci di alcune società di produzione cinematografica con la regia di film dai mortificanti incassi, dopo aver dissanguato case editrici e ingolfato librerie di invenduto da macero, potrebbe appollaiarsi, con quell’aria suadente e pensosa assai, alla presidenza federale del nostro calcio. L’ennesima, allegra (per lui) avventura. Che se infine il risultato fosse simile a quello ottenuto negli altri succitati ambiti, allora sì che il disastro di San Siro e l’onta della disfatta con gli svedesi sarebbero dimenticate. Perchè si passerebbe dal tonfo di Ventura alla definitiva sventura. Veltroni, perciò. E così sia.