Bassolino sbatte la porta e se ne va: «Il Pd prende solo cazzotti»

2 Nov 2017 10:15 - di Fulvio Carro

Antonio Bassolino lascia il Pd. Non rinnoverà la tessera del partito che ha contribuito a fondare dieci anni fa. «Il mio è un addio doloroso», spiega in un’intervista al Corriere della Sera. Una decisione meditata a lungo. «Da tempo i rapporti politici interni erano critici. E anche quelli umani, per me molto importanti, facevano acqua da molte parti. A Napoli, in occasione delle primarie contestate, sono stato pugnalato alle spalle. Allora mi sono chiesto: ma che senso ha?». Al referendum costituzionale ha appoggiato la linea del segretario, Ma poi… «ho resistito fino al congresso che lo ha riconfermato. Però non ho votato. È stato un congresso inutile, senza politica. Bisognava avviare una grande riflessione sull’Italia reale e sul rapporto tra Pd e Paese. Invece si è provveduto solo a ufficializzare la stagione della grande rimozione». Ovvero, aggiunge Bassolino, «la stagione del girare sempre pagina, del mai voltarsi indietro. Mai ammettere gli errori o correggerli».

Bassolino e la doppia sconfitta

La doppia sconfitta regionali-referendum sono stati «due cazzotti micidiali», due avvertimenti ignorati, come dimostra la gestione della riforma elettorale e della mozione sulla Banca d’Italia. «Imporre la fiducia sul Rosatellum è stato un errore, perché si è impedito di migliorare la legge e si è prodotto un danno alla democrazia, nel senso della decisione politica e della partecipazione. Non metto in discussione la libertà di critica. Ma la mozione su Bankitalia – prosegue Bassolino – è stata una rottura assoluta con il mondo da cui provengo, quello del rispetto istituzionale, dello stile nel porre questioni delicate. Il Pd è arrivato invece a creare problemi sia sul piano internazionale sia su quello interno, imbarazzando Palazzo Chigi e il Quirinale».

I giudizi su Pisapia e D’Alema

Da dove si può ripartire? «Ho guardato con interesse a Pisapia e partecipato alla festa nazionale di Mdp dicendo che lì c’era un pezzo del mio mondo. E penso che quella di Pietro Grasso sia stata una svolta significativa nel segno di una riaggregazione del centrosinistra». E D’Alema? «Ho avuto spesso idee diverse dalle sue, nel reciproco rispetto. E a chi si meraviglia di ritrovarlo su posizioni movimentiste, ricordo che Massimo è sempre stato al centro, e che se gli altri si spostano a destra, è inevitabile che si ritrovi a sinistra. In ogni caso ci sono molti senzatetto del centrosinistra, eccellenti e non, a cui prestare attenzione».

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