Addio a Ray Lovelock: l’attore che conferì glamour britannico al nostro cinema

10 Nov 2017 10:53 - di Bianca Conte

Il cinema è in lutto: questa mattina a Trevi, in Umbria, dopo una lunga e sofferta battaglia, è scomparso all’età di 67 anni l’attore Ray Lovelock. A dare il triste annuncio, la moglie Gioia, la figlia Francesca Romana e i fratelli. Figura imponente e personalità elegante – è il professionista che ha decisamente conferito un pizzico di glamour britannico al nostro cinema – l’attore era nato a Roma nel 1950 e il nome e cognome stranieri erano dovuti alla nazionalità inglese del padre. Ma la sua vera carta d’identità professionale, estremi anagrafici a parte, è quella che descrive un professionista serio e garbato, insospettabilmente eclettico, cjha cominciato con i fotoromanzi; che non ha lesinato al suo curriculum incursioni nel poliziottesco tanto in voga negli anni Settanta, e che si è cimentato persino nell’attività musicale, cantando nel complesso del suo collega Tomas Milian (il Tomas Milian Group, che incideva per la CBS).

Addio a Ray Lovelock: l’attore è morto oggi a 67 anni

Ev allora, era il 1967 quando al diciassettenne Raymond Lovelock, aspirante attore che aveva già lavorato come comparsa e attore di fotoromanzi, veniva affidata la prima vera parte nel film western Se sei vivo spara. Per il primo lavoro importante, però, e un vero e proprio ruolo che fosse all’altezza di quella definizione però, avrebbe dovuto attendere l’anno successivo, il 1968, quando Lovelock viene scritturato per Banditi a Milano, diretto da Carlo Lizzani. Nello stesso periodo, con il suo vero nome, si dedica all’attività musicale, cantando nel complesso dell’amico e collega Tomas Milian, e componendo anche alcune canzoni per le colonne sonore dei film Il delitto del diavolo (Le regine) e Uomini si nasce poliziotti si muore. Tra i suoi film più famosi, l’americano Cassandra Crossing (1976) di George Pan Cosmatos. È di quel periodo anche il filone poliziesco che lo vede in lungometraggi come Squadra volante (1974), Uomini si nasce poliziotti si muore (1976), Pronto ad uccidere (1976).

Cinema e tv: successi e poliedricità

Ma non c’è stato solo il cinema nella vita e nella carriera di Ray Lovelock che, a partire dal 1980, comincia a guardare con interesse anche al piccolo schermo: e allora, sarà il celebre lavoro televisivo La casa rossa, diretto da Luigi Perelli, il blasonato titolo del suo esordio catodico. Da allora, seguono sceneggiati per il piccolo schermo quali L’amante dell’Orsa Maggiore (1982), I due prigionieri del 1984 (con Cochi Ponzoni) in cui l’attore è diretto da Anton Giulio Majano. Un anno dopo, è fra i protagonisti di A viso coperto, a cui seguono a stretto giro uno dall’altro, Mino-Il piccolo alpino (1986), diretto come il precedente da Gianfranco Albano, Solo (1989), Uomo contro uomo (1989) e La piovra 5-Il cuore del problema (1990), in cui interpreta un agente americano nella prima puntata ambientata a New York. Sempre per la televisione interpreta quindi Il coraggio di Anna (1992), Delitti privati (1993), Mamma per caso del 1997 (al fianco di Raffaella Carrà), storia di due giornalisti legati sentimentalmente diretta da Sergio Martino. In quello stesso anno, è anche nei film tv Dove comincia il sole e A due passi dal cielo, quest’ultimo, diretto ancora da Sergio Martino, sulla difficile realtà delle adozioni.

Dagli sceneggiati tv alla moderna fiction

Nel 1998 è in Primo cittadino e, nel 1999, nella prima serie di Commesse nel ruolo dell’amante di Nancy Brilli. Nel 1999-2000 prende parte al telefilm Turbo e nel 2000-2001 alla soap opera Ricominciare. Nel 2001 è la volta di Giulia e Marco, inviati speciali, con Barbara De Rossi. Nello stesso anno entra in Incantesimo (quarta, quinta e sesta stagione) in cui interpreta l’ex marito di Giovanna (Paola Pitagora) e nel 2004 appare in un episodio della quarta stagione di Don Matteo:titoli che, dagli esordi agli impegni del commiato, testimoniano impegno e poliedricità dell’attore appena scomparso, portabandiera del passaggio di testimone da La piovra a Don Matteo, dai mitici sceneggiati tv di ieri, alla più moderna concezione della fiction moderna.

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