Team di ricercatori italiani scopre una nuova area del cervello umano
Un team italiano di neuroscienziati ha scoperto una nuova area visiva nel cervello umano grazie alla risonanza magnetica funzionale (fmri), la tecnica che ha rivoluzionato le ricerche in neuroscienze dell’uomo negli ultimi 25 anni. La ricerca, guidata dalla dottoressa Kyriaki Mikellidou e dalla professoressa Maria Concetta Morrone, del dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università di Pisa, è stata pubblicata sulla rivista internazionale Current Biology e analizza le proprietà di questa area cerebrale mostrando per la prima volta una sua specializzazione nell’analisi degli oggetti che si muovono ad alta velocità presentati della periferia del campo visivo. Del team di ricerca fanno parte anche professor David Burr del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Firenze e il dottor Jan Kurzawski (Fondazione Stella Maris e Università di Firenze).
Scoperta una nuova area del cervello
«L’area è localizzata in una parte primitiva della corteccia cerebrale e possiede caratteristiche peculiari che la differenziano dalle altre aree visive scoperte finora – spiega la professoressa Morrone – tra queste una linea diretta di comunicazione tra aree cerebrali che controllano emozioni e reazioni motorie rapide. Comprendere il funzionamento di questa area può generare importanti ricadute in ambito clinico». «Ad esempio, nel morbo di Alzheimer – precisa – sono state osservate degenerazioni che anatomicamente corrispondono all’area prostriata: queste alterazioni potrebbero contribuire al disorientamento spaziale e alla mancanza di equilibrio, caratteristici di questa malattia negli stadi iniziali». Per questo studio i ricercatori si sono avvalsi del supporto di Vincenzo Greco dell’istituto di Ottica del Cnr di Firenze, che ha progettato e realizzato uno speciale dispositivo dedicato a stimolare ampie regioni di campo visivo con immagini in movimento ad alta velocità. «Utilizzando le tecniche computazionali di analisi del segnale Bold, dette di population receptive-field mapping abbiamo mostrato che quest’area, sebbene piccola, contiene una “mappa” completa e organizzata del mondo esterno».