Scalata Fininvest, perquisiti gli uffici di Vivendi su denuncia di Berlusconi

5 Ott 2017 15:11 - di Redazione

Arriva sotto forma di perquisizione negli uffici parigini il nuovo capitolo (di sicuro non l’ultimo) dello scontro all’arma bianca tra l’italiana Mediaset e la francese Vivendi. Da questa mattina, infatti, agenti del Nucleo di polizia valutaria della Gdf di Milano, assieme a rappresentanti della Gendarmerie, sono nella sede della società guidata da Vincent Bollorè alla ricerca di documenti relativi alla scalata del colosso francese al gruppo che fa riferimento a Silvio Berlusconi. L’operazione è scattata nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal pm Silvia Bonardi, avviata dalla magistratura per fare luce sui contorni di quell’operazione.

Bollorè: «Indagine di routine. Siamo trasparenti»

Molto dura la reazione del gruppo di Bollorè che in una nota sottolinea come «l’iscrizione dei dirigenti di Vivendi nel registro della procura di Milano è il risultato della denuncia infondata e ingiuriosa presentata da Berlusconi contro Vivendi dopo la sua ascesa nel capitale di Mediaset». «Questo atto – si legge ancora nel comunicato diffuso dalla società transalpina – non indica in alcun modo un accusa nei confronti di qualcuno. Siamo trasparenti, indagine di routine». Sarà così, fatto sta che proprio Bollorè risulta indagato nell’inchiesta. Il reato ipotizzato è aggiotaggio. Con lui è finito sotto inchiesta anche l’amministratore delegato Arnaud De Puyfontaine. Quella effettuata nella sede di Vivendi non è l’unica perquisizione effettuata dalle Fiamme Gialle. Ad analoga misura sono stati infatti sottoposti anche gli uffici della società di intermediazione Natixis.

L’inchiesta riguarda la scalata francese al gruppo di Berlusconi

Come si ricorderà, al tempo della scalata, nella primavera-estate dello scorso anno, il gruppo che fa capo a Berlusconi si era rivolta a Consob e Agcom, gli organismi rispettivamente posti alla vigilanza sulle operazioni in Borsa sul mercato delle Tlc, e poi aveva presentato un esposto alla Procura milanese in cui accusava il gruppo francese di «aver creato le condizioni per far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset e poi lanciare la scalata a prezzi a sconto». In effetti, a luglio 216, attraverso la disdetta del contratto d’acquisto di Mediaset Premium pattuito in aprile insieme allo scambio azionario del 3,5 per cento tra Vivendi e Mediaset, i francesi si erano rimangiati l’accordo per indebolire il gruppo italiano e poi scalarlo.

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