Raqqa: Obama ne annunciò la presa, ma è stato Trump che l’ha liberata

17 Ott 2017 19:43 - di Giovanni Trotta

Era il 13 gennaio del 2014 quando i miliziani del sedicente Stato Islamico (Isis) proclamarono Raqqa, nel nordest della Siria, la capitale del loro Califfato islamico. Migliaia i jihadisti che da allora raggiunsero la “capitale”, tra cui molti leader. Fonti dell’intelligence irachena hanno sostenuto a luglio che anche il leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, avesse lasciato Mosul per trasferirsi a Raqqa, ma la notizia non è mai stata confermata. Preso il controllo della città, i jihadisti iniziarono a imporre una rigida interpretazione della sharia, la legge islamica. Terribile la repressione nei confronti di chi si opponeva al loro dominio, con decapitazioni, crocifissioni e torture. Crudele l’uso dei civili come scudi umani per ostacolare l’avanzata delle forze avverse. Una dura repressione viene messa in atto anche nei confronti degli alawiti e dei sospetti sostenitori del presidente Bashar al-Assad. La piazza di al-Naim, liberata oggi dalle Forze siriane democratiche, è diventata ben presto tristemente nota come luogo pubblico per le esecuzioni. I primi a iniziare la devastazione di Raqqa, l’80 per cento della quale è oggi ridotto in macerie, sono stati propri i miliziani dell’Isis, che hanno fatto saltare in aria le moschee sciite e le chiese cristiane. La chiesa cattolico armena dei Martiri ha invece perso la sua identità, trasformata dall’Isis nel quartier generale della sua polizia e in un centro islamico per reclutare nuovi combattenti. I primi a fuggire da Raqqa sono stati proprio i cristiani, che rappresentavano il 10 per cento della popolazione totale. Imposto il loro dominio, i jihadisti hanno iniziato a usare Raqqa come centro di comando, pianificando da qui gli attentati all’estero. Tra questi anche gli attacchi di Parigi del 13 novembre del 2015, costati la vita a 130 persone. Due giorni dopo, in risposta agli attacchi subiti, la Francia aveva iniziato a bombardare Raqqa: una ventina le bombe lanciate su obiettivi dell’Isis in città. Numerosi i bombardamenti aerei condotti su Raqqa, anche sulle zone densamente popolate da civili, da varie forze. In campo la Coalizione internazionale a guida Usa, che con raid aerei hanno sostenuto l’alleanza curdo araba impegnata sul campo. La prima offensiva internazionale per liberare Raqqa viene annunciata il 26 ottobre 2016 da Ash Carter, segretario alla Difesa di Barack Obama, che afferma che sono iniziati i preparativi. La seconda battaglia, iniziata il 6 giugno del 2017, vede scendere il campo le Forze siriane democratiche, alleanza curdo araba sostenuta dalla Coalizione militare internazionale a guidata dagli Usa nella lotta all’Isis. In campo ci sono 30mila combattenti curdi dell’Ypg (le Unità di protezione del popolo curdo) e 20mila arabi. Dopo un assedio di circa quattro mesi e un accordo per permettere l’evacuazione dei miliziani dell’Isis rimasti in città con le loro famiglie, le Forze siriane democratiche annunciano la liberazione di Raqqa. Un caro prezzo è stato pagato, ancora una volta, dai civili: circa 50mila quelli assediati insieme ai jihadisti, costretti a fare i conti con l’assenza di cure mediche e con una disponibilità alimentare a livello critico, usati come scudi umani dall’Isis. Molti quelli morti sotto i bombardamenti, come hanno denunciato varie organizzazioni internazionali e locali.

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