Putin inaugura a Mosca il memoriale alle vittime del comunismo sovietico
Il presidente russo Vladimir Putin ha partecipato, insieme al Patriarca di Mosca e di tutte le russie Kirill e al sindaco della città, Sergei Sobyanin, all’inaugurazione del memoriale, il primo nazionale, dedicato alle vittime della repressione in epoca sovietica oggi a Mosca, in coincidenza con la giornata del ricordo delle vittime della repressione politica. Memorial, organizzazione per la difesa dei diritti civili in Russia, e per la ricostruzione delle storie delle vittime delle repressioni politiche in epoca sovietica, elenca invece 47 persone detenute, a fronte dei milioni uccisi da Stalin, e considerate come prigionieri politici (i casi più noti sono quelli di Oleg Navalny, fratello di Aleksei condannato come lui a tre anni e mezzo di carcere nel caso Yves Rocher, ma senza la condizionale, e il regista originario della Crimea Oleh Sentsov condannato a 20 anni per terrorismo) e altre 70 in carcere per aver cercato di realizzare il loro diritto alla libertà alla religione. “Questo orribile passato non deve essere stralciato dalla memoria nazionale, e neanche deve essere giustificato in alcun modo, in nome di qualsiasi principio del bene superiore della gente”, ha dichiarato Putin nel suo breve intervento alla cerimonia, a cui ha preso parte dopo aver partecipato a una riunione del Consiglio per i diritti umani del Cremlino. “Noi e i nostri figli dobbiamo ricordare la tragedia delle repressioni e le loro cause. Ma questo non significa che si debba chiedere vendetta. Nessuno può spingere la società verso la linea pericolosa del confronto”, ha aggiunto il presidente russo che pure lo scorso giugno aveva denunciato l'”eccessiva demonizzazione” di Stalin, come “uno dei mezzi per attaccare l’Unione sovietica e la Russia”.