Puigdemont come Badoglio: scappa e chiede aiuto al nemico, l’Europa

31 Ott 2017 15:09 - di Robert Perdicchi

I catalani che avevano creduto in lui, che fino all’ultimo lo avevano sostenuto, che avevano votato per l’indipendenza dalla Spagna ed erano scesi in piazza per difendere il referendum, ora assistono con amarezza alla fuga del loro leader Carles Puigdemont verso un luogo sicuro, Bruxelles, l’Europa, il vecchio nemico centralista schierato con Madrid al quale chiedere aiuto, solo adesso.

Una fuga e un’umiliazione politica e personale paragonabile a quella del maresciallo Badoglio e del Re Vittorio Emanuele l’8 settembre 1943, una fuga che getta un’ombra farsesca su tutta l’avventura indipendentista della Catalogna. Puigdemont, oggi, a Bruxelles, non ha chiesto ufficialmente asilo politico ma ha lasciato intendere che lo farà, nonostante il gelo con cui è stato accolto nelle istituzioni comunitarie.

“Alla comunità internazionale, e in  particolare all’Europa, chiedo di reagire. Bisogna comprendere che la  causa dei catalani è la causa dei valori sui quali è fondata l’Europa:  la democrazia, la libertà, la libera espressione, l’accoglienza, la non violenza”, ha detto in conferenza stampa il presidente destituito della Generalitat de Catalunya Carles Puigdemont, nella  sede del Press Club di Rue Froissart, a due passi dai palazzi del  Consiglio e della Commissione Europea, peraltro semivuoti in questi  giorni semifestivi. “Permettere al governo spagnolo di non dialogare, di tollerare la violenza dell’estrema destra, di imporsi militarmente, di metterci in  prigione per 30 anni significa farla finita con l’idea dell’Europa ed  è un errore enorme, che pagheremo tutti”, conclude Puigdemont, che spiega così l’esilio volontario: “Con il governo, di cui sono il presidente legittimo, ci siamo trasferiti a Bruxelles per rendere evidente il problema catalano nel cuore istituzionale dell’Europa e denunciare anche la politicizzazione della giustizia spagnola, l’assenza di imparzialità, la volontà di perseguire non i delitti e i crimini, ma le idee”. Ma a Barcellona il partito di chi accusa il leader indipendentista di vigliaccheria per la fuga in Belgio è sempre più numeroso. “Non sono qui per chiedere asilo, tornerò in Spagna se po’ avere un processo giusto”. Chi gli crede?

 

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