“Neruda morì per avvelenamento”. Gli esperti riaprono la pista dell’omicidio

21 Ott 2017 13:21 - di Redazione

Pablo Neruda non è morto di cancro alla prostata ma potrebbe essere stato assassinato. Lo hanno affermato i 16 esperti internazionali incaricati dalla giustizia cilena di studiare le cause della morte del Premio Nobel della Letteratura, scomparso nel 1973, subito dopo il colpo di Stato del generale Augusto Pinochet.

“A uccidere Neruda è stata una tossina”

Secondo gli esperti, a uccidere il poeta e scrittore cileno, è stata una tossina che lascerebbe quindi spazio alla tesi dell’uccisione. L’accusa da parte della famiglia Neruda, che ha ha chiesto la riapertura del caso, nasce da un’ipotesi politica. Il regime di Pinochet avrebbe ucciso il poeta, considerato un oppositore scomodo. In ogni caso, gli specialisti hanno chiesto nuove analisi sui resti del poeta, riesumati nel 2013 e poi ancora nel 2016. Uno degli esperti, lo spagnolo Aurelio Luna, ha dichiarato che «al cento per cento il certificato di morte di Neruda non dice la verità sulla causa del suo decesso».

“Entro un anno i dati definitivi”

Il certificato dell’epoca fornisce la versione della morte per cancro. La clinica di Santa Maria, dove il premio Nobel era stato ricoverato alcuni giorni dopo il colpo di Stato militare di Pinochet che aveva ribaltato il presidente socialista Salvador Allende, amico del poeta premio Nobel. Nel certificato c’è scritto che Neruda è morto il 23 settembre 1973 a causa di un cancro alla prostata. «Entro un anno dovremmo avere una risposta chiara e completa grazie agli studi su un batterio» non canceroso, ritrovato nei resti del poeta. «A seconda del profilo genomico, se si dovesse trattare di un batterio coltivato in laboratorio, allora sarebbe chiaro la presenza di terzi intervenuti a somministrare il batterio con l’intento criminale di uccidere Neruda», ha chiarito Luna.

Cinque scritti indimenticabili del poeta cileno

Neruda morì poco dopo una puntura sospetta

Le conclusioni del lavoro degli esperti sono state inviate al giudice Carroza. Nel 2013, il magistrato cileno aveva ordinato la riesumazione dei resti per chiarire i dubbi sulla sua morte. Propenso all’ipotesi dell’omicidio anche l’assistente e autista del poeta, Manuel Araya. «Ero con lui quando verso le quattro del pomeriggio del giorno in cui morì, gli fecero una puntura nello stomaco. Mi dissero che si trattava di un farmaco contro i dolori». Poche ore dopo, Neruda morì

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