Mogadiscio, autobomba nell’hotel dei politici: 10 morti. C’è la mano di al-Qaeda

28 Ott 2017 18:49 - di Redazione

Sarebbero almeno dieci le persone che hanno perso la vita a seguito dell’attacco kamikaze sferrato con un’autobomba vicino all’hotel Nasa-Hablod di Mogadiscio, in Somalia solitamente frequentato da politici. L’albergo, infatti, è situato in prossimità del Palazzo presidenziale. A renderlo noto, fonti citate dall’emittente al-Arabiya e dall’agenzia di stampa Dpa. Secondo l’emittente inglese Bbc, l’esplosione è stata seguita a poca distanza di tempo da una seconda, sempre a Mogadiscio, ma questa volta vicino alla sede del Parlamento.

Una seconda esplosione vicino al Parlamento

In base alla ricostruzione di un alto funzionario di polizia, Mohamed Hussein, a causare l’esplosione è stato un attentatore suicida che si è fatto esplodere all’intero di un’autobomba vicino all’ingresso al Nasa-Hablod. È di tutta evidenza che si sia trattato di una vera e propria operazione di guerra rivolta innanzitutto ad intimorire la classe politica, alla prese con una situazione interna che si fa sempre più complicata. Probabilmente, l’attentatore non era solo: infatti, secondo quanto scrive il quotidiano Independent, dopo l’esplosione, all’interno dell’hotel, si sono uditi colpi d’arma da fuoco, evidentemente sparati per colpire eventuali complici.

Il doppio attentato di Mogadiscio rivendicato dai “qaedisti” di al-Shabab

Alla fine la rivendicazione del doppio attentato di Mogadiscio, che è costata la vita ad almeno dieci persone, è arrivata: a far saltare in aria l’autobomba e piazzare il secondo ordigno sono stati i militanti somali di al-Shabab, gruppo fondamentalista legato ad al-Qaeda. Se la dinamica del doppio attentato comincia a delinearsi, resta, purtroppo, ancora provvisorio il reale bilancio delle vittime, che rischia di essere molto più alto di quanto comunicato. La sparatoria all’interno dell’hotel, seguita immediatamente alla prima esplosione, potrebbe aver lasciato a terra più morti di quelli dichiarati subito dopo l’attentato. Anche perché, come hanno raccontato fonti locali, oltre a politici, funzionari e diplomatici, all’interno del Nasa-Hablod sono arrivati anche numerosi agenti di polizia con l’intento di mettere fine all’azione.

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