Manovra, il governo bara su Iva e pensioni per salvare il Pd dal naufragio
Una manovra che più elettorale non si potrebbe. «Altro che lacrime e sangue», gongola all’uscita del Consiglio dei ministri il premier Paolo Gentiloni con l’aria soddisfatta di chi ha portato a termine una missione difficile, quasi impossibile: evitare l’aumento dell’Iva come clausola di salvaguardia. Ai giornalisti, infatti, Gentiloni parla di «manovra snella» che «sarà utile per la nostra economia». Profezie acrobatiche sulle quali meglio sarebbe stendere un pietoso velo dal momento che il provvedimento sfornato oggi da Palazzo Chigi ha tutta l’aria di essere l’ennesima occasione perduta per rilanciare lo sviluppo a vantaggio del sempiterno “spendi e tassa” che rappresenta la vera ragione sociale della sinistra.
Gentiloni vara una manovra elettorale
Aggravata per l’occasione da vistose reticenze come quella sull’automatismo legato alle aspettative di vita che dovrebbe portare all’aumento dell’età pensionabile. Una curva pericolosa che il governo ha preferito ignorare, ma sulla quale prima o poi dovrà pronunciarsi se non vuole uscire fuori strada. Al momento la questione è congelata. Come ha ammesso il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, «il governo non ha preso ancora nessuna decisione». In compenso, l’ha presa male il sindacato, soprattutto quello più vicino al Pd, cioè la Cgil, che attraverso la segretaria generale Susanna Camusso, ha accusato Gentiloni di «indeterminatezza». Quanto al resto, è il solito elenco delle promesse che caratterizzano ogni vigilia di campagna elettorale: finanziamento per il contratto del pubblico impiego, assunzione di 1500 ricercatori, bonus alle imprese che scommetteranno sull’innovazione tecnologica e lotta alla povertà. Del resto, assicurano all’unisono Gentiloni e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il pil crescerà dell’1,5 per cento nel 2017, 2018 e 2019.
Padoan: «Riscossione delle tasse più efficiente»
Insomma, a sentire loro, ci sarebbe “trippa per gatti”. Quel che però non spiegano sono le coperture finanziarie, cioè le poste di bilancio da cui il governo attingerà risorse. Sul punto bisogna accontentarsi delle solite fumose parole: «L’aumento delle entrate destinata alle coperture di parte delle misure della manovra – assicura Padoan – non ha a che fare con un aumento delle tasse ma con un efficientamento della riscossione e l’introduzione della fatturazione elettronica e altre misure strutturali». Che cosa significhi veramente, non è ancora dato sapere. Tuttavia, il fatto che siano indicate le spese e non le entrate e che al governo ci sia la sinistra, autorizza il contribuente a toccare ferro. Anche perché, prima o poi, la vigilia elettorale passerà.