Juncker/Amazon: ma quanto sono furbi questi nostri fratellini europei
Ma quant’è furbo questo Juncker! E quanto sono furbi i nostri fratellini europei! Piccoli e furbi. Che potrebbe pur significare, se non ci fosse di mezzo matrona Merkel, che grossi fa rima con stupidi. E comunque, bando alla ciance: questo Juncker è un vero fenomeno. Uno che riesce a fare tutte le parti in commedia. La storia della condanna di Amazon al pagamento di una multa milionaria (250 milioni di euro) getta infatti una “brillantissima” luce sull’attuale presidente della Commissione europea. Uno che “sape campà”, direbbero a Napoli. L’uomo che i tedeschi hanno voluto (e che gli altri hanno subìto in perfetto silenzio) a capo di quest’Unione piuttosto barcollante e nient’affatto solidale era – dieci anni orsono – alla guida politica del Lussemburgo, ridente borgo con circa 500mila abitanti, incastonato tra Germania, Francia e Belgio. Ebbene, il signore di cui sopra, che tuona ad ogni dove di “lealtà europea” e di “destino comune“, ha realizzato nel 2003 -da capo del governo del Lussemburgo- un accordo fiscale con la società di Jeff Bezos grazie al quale Amazon ha risparmiato una barca di quattrini di tasse. Quasi tre lustri di tasse pagate solo in minima parte, ma del tutto dovute. Tanto dovute che, appena la Commissione se ne è occupata, l’elusione è stata svelata. Dopodiché quello lussemburghese è stato un modello che ha fatto scuola: vedi l’accordo tra la società Uber e l’Olanda. È così che i fratellini europei ed europeisti lucrano. Anche a causa della dabbenagine dei grandi. All’ultimo vertice di Tallinn perciò la richiesta è stata reiterata: chi macina profitti deve pagare le tasse dove quel profitto si genera. Non è corretto né europeista che il cittadino paghi le tasse dove deve e le società multimiliardarie paghino dove vogliono e dove risparmiano. Non è giusto. L’ha detto pure lui, Juncker tuonando nella conferenza-stampa conclusiva. L’Europa se ne occuperà, ha garantito. Ma non subito. Nel 2018. Parola di lussemburghese.