Gli studenti che assaltano McDonald’s visti da destra e da sinistra (video)
Le mobilitazioni studentesche, in ottobre, non sono una novità. Anzi rappresentano ormai quasi uno stanco rituale di iniziazione per sentirsi un po’ impegnati e masticare qualche slogan politico. Quest’anno ad essere presa di mira è l’alternanza scuola-lavoro prevista dalla “buona scuola”renziana. Gli studenti non vogliono lavorare gratis per le grandi imprese: così urlano in piazza che non saranno mai schiavi delle multinazionali.
Cortei sono stati organizzati ieri in 70 piazze: a Roma, a Milano, con il poco originale e ormai scontato lancio di uova contro un McDonald’s, a Bologna, dove è stata presa di mira la multinazionale olandese Randstad, a Cagliari, a Firenze, al grido di “la formazione non è un business”.
Il problema è reale: come afferma in un’intervista ad Avvenire Emmanuele Massagli (presidente dell’associazione Adapt che si occupa proprio di formazione) con la riforma “si è passati di colpo nel 2015 da 200mila ragazzi che facevano esperienze di lavoro di circa 10 giorni a un milioni e mzzo di alunni che devono totalizzare un numero cospicuo di ore (da 200 a 400 negli ultimi 3 anni di frequenza). Tante scuole si sono preoccupate di ottemperare all’obbligo più che dell’inserimento del tirocinio in un programma coerente. Questo ha generato esperienze fragili o errate”.
Alcuni studenti interpellati dai giornali raccontano di avere dovuto da soli trovare un posto per l’alternanza senza che vi fosse dietro alcun progetto realmente formativo. Impazza il fai-da-te nei tirocini, dunque, che rende sensate le proteste e indifendibile la “buona scuola” di Renzi visto che le priorità sembrano essere altre, come dimostra il tetto crollato giorni fa al liceo Virgilio per fortuna senza provocare ferimenti o altre tragedie.
L’economista Maurizio Ferrara sul Corriere fa un’analisi impietosa ma veritiera: “Non ci voleva molto a capire che senza risorse, preparazione e organizzazione, l’alternanza non poteva decollare.Bastava guardare agli altri Paesi europei, i quali per realizzare l’alternanza hanno investito denaro pubblico , formato i docenti per svolgere compiti nuovi, creato nuove figure di ‘insegnanti di impresa’…”.
A dare addosso agli studenti soprattutto Libero, che li accusa di preferire la “carriera dei bamboccioni”: un luogo comune che non aggiunge molto al dibattito. Più sensata la posizione del Foglio che invita gli studenti a protestare per una formazione migliore e non contro l’idea generale che alcune ore dell’insegnamento debbano essere dedicate al lavoro. Il tema è importante, dunque, è andrebbe collegato a quello dello “sfruttamento” del lavoro giovanile che troppo spesso viene svolto senza garanzie e senza diritti. Argomento che dovrebbe stare a cuore a tutti. Ma la sinistra è troppo impegnata a combattere i fantasmi del Ventennio, gli studenti sono troppo dediti a cori antifascisti per risultare credibili e la ministra Fedeli, ex sindacalista, è obbligata a difendere la legge sulla scuola voluta dal governo Renzi. Ecco perché il ruggito di questa pantera 2017 non andrà lontano, destinato ed esaurirsi tra le contraddizioni di una sinistra che ai giovani non ha più nulla da dire.