È morta Gianelia Servida, l’ex ausiliaria che faceva nascere i figli dei partigiani

19 Ott 2017 18:55 - di Redattore 54

Il 16 ottobre ci ha lasciato Gianelia Servida, ex ausiliaria e “camicetta nera” della sezione Marconi di Roma, che contribuì a fondare col marito Attilio Tabone. Gianelia aveva ormai superato l’ambito traguardo dei novant’anni ma è stata vitale fino all’ultimo, arrivando a profetizzare il momento del trapasso: “Morirò lunedì”, ha detto ai suoi cari e così è stato. E anche lei, come altri anziani del gruppo storico della sezione Marconi, è “andata avanti”, stando all’espressione con cui quel nucleo di camerati dà notizia della morte di uno o di una di loro.

Gianelia era un pezzo di memoria della storia del Msi a Roma e a Magenta, dove era nata, da un papà socialista e da una madre fascistissima, che aveva fatto la marcia su Roma. Nonna Luigia (da cui prende il nome il figlio di Gianelia, Gigi per gli amici) era una camerata squadrista, di quelle femmine ardimentose che agli albori del fascismo videro nel movimento mussoliniano  un’occasione di riscatto per l’Italia e un momento di profonda partecipazione per le donne. Gianelia, a soli tre mesi, viene iscritta alla Gil e il suo destino di fascista appassionata è così segnato.  Quando nasce la Rsi è tra le prime a farsi avanti come ausiliaria infermiera e, particolare molto interessante, assieme alla mamma, che fa la levatrice, non fa mancare appoggio e solidarietà alle donne del suo paese, anche se a volte i bambini che aiuta a venire al mondo sono figli di partigiani.

Dopo il 25 aprile la vendetta antifascista non la risparmia: Gianelia, assieme alla madre e a un’altra donna, un’insegnante elementare, subisce le umiliazioni inflitte alle donne fasciste dai partigiani: viene condotta in piazza e rasata ed esposta allo scherno dei vincitori.

Pochi mesi dopo la fondazione del Msi si iscrive al partito, assieme col marito Attilio, e sempre insieme a Roma sono tra i fondatori della sezione Marconi, una delle sedi missine più bersagliate negli anni Settanta. Qui, con la sorella Mina, dà vita a un gruppo femminile molto attivo, che univa impegno politico e momenti conviviali: in tanti ancora ricordano le “risottate” preparate in sezione, non solo per gli iscritti di quel nucleo ma anche per quelli delle sedi vicine.

Gianelia era di conforto e di esempio nei momenti più duri, non solo in sezione ma anche e soprattutto in piazza, dove non esitava a frapporsi tra i reperti della celere e i giovani attivisti missini che sempre aveva in animo di “proteggere”. Tornata con la famiglia a Magenta, anche lì rimette in piedi la sede locale del Msi, che verrà intitolata a Franco Anselmi (il quale era stato un giovane attivista della sezione Marconi). A Magenta ricoprirà anche l’incarico di consigliere comunale continuando a seguire le vicende del Msi dopo la trasformazione in Alleanza nazionale.

E’ impossibile, quando si pensa alle donne del Msi, alla loro tenacia, al loro coraggio, alla loro indispensabile presenza, non ricordare con affetto le persone come Gianelia Servida che, col loro contributo, hanno dato un’impronta di indispensabile umanità alla storia del Msi, scrivendo pagine di  silenziosa dedizione e di indimenticabile eroismo quotidiano.

 

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