Commissione banche, il Casini “censore” affosserà le domande scomode?
Una volta Bettino Craxi disse una fulminante battuta sulle commissioni parlamentari d’inchiesta: in Italia se vuoi non decidere nulla fai una bella commissione d’inchiesta e tutto resta com’è. Difficile dargli torto. Era vero allora, anni Ottanta, come oggi.
Basta guardare alla vicenda della commissione d’inchiesta sulle banche il cui regolamento concede superpoteri al presidente Pierferdinando Casini: sarà lui infatti a decidere quali domande potranno essere fatte ai testimoni chiamati in audizione. Un’assurdità che si aggiunge anche al potere conferito a Casini di decidere sulla segretezza delle sedute (il regolamento è stato approvato con i voti di Pd, FI e alfaniani). La protesta suscitata da una simile procedura ha indotto lo stesso Casini, come riferisce Huffington Post, “a convocare un ufficio di presidenza allargato ai gruppi” e a proporre la “compartecipazione” nelle scelte sui lavori. Le proposte che arriveranno dai partiti saranno vagliate in settimana. Intanto il nodo della segretezza è stato al centro delle critiche di Giorgia Meloni: “Si punta a mantenere segrete le ragioni per le quali gli italiani hanno messo miliardi di euro nel sistema bancario”. E Carlo Sibilia, capogruppo in commissione per i pentastellati, annuncia: “Noi prepareremo un piano che si concentra sui grandi crack bancari. Siamo d’accordo nel partire dalla documentazione già esistente, che è amplissima. C’è l’intenzione di chiedere gli atti alle procure e le carte finora non disponibili agli organi di vigilanza”. Grandi crack vuol dire Mps, ma anche le 4 banche andate in insolvenza a fine 2015 (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara).