Catalogna al voto, la situazione in 5 punti. Tensione e scontri con la polizia. 40 feriti (Video)
Si sapeva che sarebbe andata così: le premesse perché finisse in un caos organizzato, in un bagno di fola urlante, in un intervento invasivo delle forze dell’ordine e nel rituale bollettino di feriti fisici e nell’animo indipendentista. Fatto sta che tra chi urla alla repressione poliziesca anti-democratica e chi rivendica il dovere a intervenire per garantire la pubblica sicurezza, in Catalogna, terra florida e ribelle come è già stata definita, è caos. Tra scontri nei seggi e cariche della polizia rese necessarie dal fatto che i cittadini che reclamano il voto si sarebbero sdraiati in strada per impedire l’acceso degli agenti, i feriti sarebbero almeno una quarantina. E allora, vediamo riassunto per punti, quanto sta drammaticamente avvenendo a Barcellona.
- Spagna, il portavoce del governo: “Costretti a intervenire”. Siamo stati costretti a fare quello che la polizia catalana non ha voluto fare perché ha messo innanzi ai doveri professionali quelli politici. Così un portavoce del governo di Madrid ha spiegato l’intervento della polizia nazionale ai seggi.
- La risposta degli attivisti catalani all’intervento delle forze dell’ordine spagnole: l’inno catalano viene cantato contro la polizia intervenuta sulle operazioni di voto.
- Secondo quanto riportato da alcuni media spagnoli, starebbero arrivando i pompieri baschi a difesa dei seggi della Catalogna.
- Il sindaco di Barcellona, Ada Colau, interviene a gamba tesa contro Rajoy e scrive su Twitter di una “città di pace inondata dalla polizia”.
- La denuncia dell’Organizzazione catalana contro la secessione. Ma i catalani vogliono o meno l’indipendenza? Di fronte alla forte mobilitazione dei secessionisti, i sondaggi segnalano un’opinione pubblica divisa nella quale prevalgono tuttavia coloro che vogliono rimanere in Spagna. La principale organizzazione che vuole dare voce a questa “maggioranza silenziosa” è Socied Civil Catalana (Scc). Fondata nel 2014, riunisce persone di diverso orientamento politico. In marzo ha portato migliaia di persone in piazza a Barcellona, in una manifestazione anti secessione. “Puigdemont ha deciso di suicidarsi”, ha detto il suo leader Mario Gomà, parlando del primo ministro catalano in una intervista concessa ieri a El Pais. “Noi dubitiamo che il referendum possa celebrarsi perché trasgredisce ogni legge. E’ possibile che vi siano mobilitazioni, un simulacro”, ha aggiunto. E probabilmente è proprio quello che si sta verificando…
La voce degli anti-secessionisti
La voce degli anti-secessionisti: molti catalani contrari all’indipendenza dicono di tacere in pubblico a causa della forte pressione sociale per l’indipendenza. “Abbiamo paura, paura di perdere il lavoro, che ti insultino”, racconta Xavier, avvocato 48enne di Barcellona, nato in Catalogna da genitori catalani. Essere a favore dell’indipendenza “va di moda”, racconta, “chi lo mette in dubbio o si mostra scettico, viene tacciato di essere genericamente fascista o antidemocratico”, basta un commento “per perdere gli amici”. “Chi è a favore strilla molto, ma conosco molta gente contraria che dice di essere a favore per paura”, dice Roser, una pensionata di 64 anni. La gente va in strada a gridare contro Rajoy e contro il re e non succede nulla. Però se vai in strada a gridare contro il governo catalano o il partito indipendentista Cup vedi come ti tirano le pietre. Da che parte è la repressione?” Sia Xavier che Roser sono del parere che la cosa migliore sarebbe un referendum legale concordato con la Spagna. Nel frattempo, quel che è certo è che la magistratura spagnola interverrà contro i Mossos per essersi comportati come “una polizia politica” non rispettando l’ordine di chiudere i seggi elettorali oggi in Catalogna. Lo riporta El Pais citando fonti che sottolineano come la polizia autonoma catalana “abbia tradito la fiducia che procuratori e giudici hanno riposto in lei fino all’ultimo”. Anche il ministero dell’Interno spagnolo ha criticato l’atteggiamento dei Mossos, sottolineando che è stata la “passività” della polizia locale a giustificare l’intervento della Policia Nacional e della Guardia Civil.