Austria al voto, verso la vittoria della destra. I Verdi: attenti ai populisti

12 Ott 2017 11:08 - di Stefania Campitelli

Il nuovo governo di Vienna dovrà garantire che l’Austria resti «un paese dove vige il rispetto reciproco e i diritti costituzionali fondamentali»: l’esortazione è arrivata dal presidente austriaco, l’ecologista Alexander Van der Bellen, alla vigilia delle elezioni parlamentari di domenica 15 ottobre, che sembrerebbero, stando ai sondaggi, dover regalare la vittoria alla destra. Il voto arriva al termine di un’aspra campagna elettorale, la cui agenda è stata di fatto dettata dal Fp0e, seppure formalmente in lotta solo per il secondo posto dietro i conservatori dell’Oevp, ma con i quali i due principali partiti, conservatori e socialdemocratici dello Spoe, hanno escluso di formare una coalizione. Alle urne sono chiamati 6,4 milioni di aventi diritto che dovranno eleggere 183 deputati del Consiglio nazionale.

Austria al volo: la destra in testa

Attualmente l’Austria è governata da cancellieri socialdemocratici (Spoe) dal 2007, anno in cui è giunta al termine la coalizione tra conservatori di Oevp e la destra del Fpoe, socialdemocratici e conservatori sono tornati assieme al governo, dove sono stati confermati alla fine del 2013. Una coabitazione progressivamente sempre più difficile e segnata da una crescente sfiducia reciproca che è sfociata la settimana scorsa in un vero e proprio scambio di accuse: venerdì i socialdemocratici del cancelliere Christian Kern hanno presentato una denuncia contro i conservatori sostenendo di avere le prove che un assistente personale del candidato popolare alla cancelleria e ministro degli Esteri Sebastian Kurz ha offerto denaro in cambio di informazioni da circoli socialdemocratici. Poco prima della denuncia dei socialdemocratici, i popolari avevano a loro volta annunciato di voler denunciare l’Spoe per istigazione all’odio, citando il caso di pagine Facebook contro Kurz con contenuti razzisti e antisemiti. E il predecessore dell’attuale direttore manageriale dello Spoe è stato costretto quest’anno a dimettersi dopo che si è appreso che aveva autorizzato il pagamento di 536mila euro per finanziare una campagna di fango contro Kurz. Da quando a maggio è salito ai vertici del partito popolare, Sebastian Kurz ha lavorato intensamente per trasformare il partito in un movimento di massa, forte dell’appoggio di figure celebri del mondo dello sport, della scienza e dell’industria. Oltre a promettere un taglio delle tasse, ed una riduzione della burocrazia, Kurz ha fatto leva sul tema dell’immigrazione per allargare la base del suo elettorato, insistendo sulla lotta all’immigrazione illegale e la minaccia dell’Islam politico. La debolezza del cancelliere ha lasciato spazio alla Fpoe, ansiosa di entrare a far parte del nuovo governo come partner di coalizione, tanto da spingere il suo leader, Hans-Christian Strache (che in gioventù era vicino all’estrema destra) a cercare di avvicinarsi al centro e a un possibile ruolo di governo. Quanto ai Verdi, ancora forti a dicembre, abbastanza da eleggere presidente Van Der Bellen, ora sono dominati da lotte interne, che hanno portato alla rottura con il movimento giovanile del partito e all’uscita di una delle figure di spicco del movimento. 

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