Weidel, leader della destra tedesca, va a caccia di voti gay: «Sono lesbica»

21 Set 2017 13:21 - di Robert Perdicchi

 

«Vi voglio dire una cosa: sono omosessuale! Nessuno se ne va?». Alice Weidel, leader dell’Alternative fuer Deutschland (AfD), nei sondaggi terzo partito della Germania con il 10% dei voti, ha fatto outing in un comizio nell’Assia dichiarando il proprio orientamento sessuale, anche per sgomberare il campo dai pettegolezzi e poter chiedere, finalmente, ai media, di occuparsi dei programmi del suo partito. 

Weidel, leader dell’ultra destra che accusa la Merkel

Come racconta Repubblica, la Weidel si è confessata ai suoi elettori: «Non sono nell’Afd nonostante la mia omosessualità ma perché sono omosessuale». L’AfD, partito di ultradestra accusato di xenofobia e razzismo dai moderati, che guida in tandem con Alexander Garland, ha nel mirino la Merkel per la sua politica di apertura sugli immigrati, il no all’Euro e promuove politiche economiche liberiste. La Cancelliera viene considerata il “nemico” moderato da abbattere e a lei viene imputata anche la colpa dell’incremento delle molestie e degli stupri da parte degli extracomunitari. Nemica giurata delle lobby e dei poteri forti, la Weidel ha chiesto che la Merkel risponda in tribunale “di tutte le violazioni dei Trattati europei” commesse negli ultimi anni con il salvataggio dell’euro.

No all’islamizzatone della Germania

Trentotto anni, originaria di Gütersloh, centro-ovest della Germania, vive da anni con con una donna svizzera originaria di Ceylon: si è formata come consulente finanziaria lavorando con Goldman Sachs e Allianz e passando sei anni in Cina. Le sue idee sull’Islam sono categoriche: «Noi rifiutiamo l’islamizzazione della Germania e respingiamo i finanziamenti che dall’estero alimentano i circoli jihadisti e le moschee in Germania. Vogliamo una legge sull’immigrazione sul modello di quella canadese o australiana, che permetta cioè di selezionare chi entra nel Paese sulla base delle competenze». Idee che in Italia, in genere, coincidono con quelle di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni.

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