Malaria, vietato dire che arriva con i migranti: Libero e Il Tempo rischiano denuncia

6 Set 2017 16:25 - di Redazione
immigrazione malaria

Parlano male dell’immigrazione. A loro giudizio troppo, tanto da meritare di essere denunciati ai sensi della legge Mancino. E, visto che nel caso specifico si parla di malattie, anche ai sensi della legge sul procurato allarme. Un pool di associazioni ha deciso di mettere in campo le vie legali contro i quotidiani Libero e Il Tempo, che, prendendo spunto dal caso della bimba morta di malaria, nei loro titoli di apertura hanno stabilito un nesso tra malattie e immigrazione.

Allo studio l’esposto contro “Libero” e “Il Tempo”

Le associazioni che si scagliano contro i due quotidiani sono ”Articolo 21”, ”A mano disarmata”, ”Progetto diritti”, ”Amnesty International Italia” e anche la ”Rete Nobavaglio”. In una nota congiunta hanno fatto sapere di aver dato mandati ai propri legali di studiare «la possibile presentazione di un esposto-denuncia alla magistratura contro i quotidiani Libero e Il Tempo per violazione della legge 25 giugno 1993, n. 205 che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali; nonché per violazione dell’articolo 658 del Codice Penale (procurato allarme)».

Vietato parlare di malattie legate all’immigrazione

«Nel numero in edicola oggi 6 settembre 2017, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri e Pietro Senaldi titola: “Dopo la miseria portano malattie” e il catenaccio dello stesso titolo “Immigrati affetti da morbi letali diffondono infezioni…”. Allo stesso modo il quotidiano romano in edicola oggi titola: “Ecco la malaria degli immigrati”», lamenta la nota, sostenendo che «titoli e sommari prendono spunto da un’ipotesi tutt’altro che dimostrata e che invece viene data per certa e non trovano riscontro in notizie accertate, né per altro si possono configurare come “opinioni” affermando la fattualità di accadimenti mai avvenuti». «Come cittadine e cittadini, prima ancora che come professionisti dell’informazione, siamo per la libertà di espressione tutelata dall’articolo 21 della nostra Costituzione, ma siamo anche per il rispetto delle leggi», conclude la nota.

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