“Lasciate fare a me, ci parlo io con Maduro”: Razzi si ripropone mediatore
“Lasciate fare a me, ci parlo io con Maduro”. Ora il Venezuela ha una chance. Ancora una volta dobbiamo dire grazie alla comicità involontaria di cui si rende protagonista l’ormai “mitico” senatore Razzi, l’uomo che con i dittatori è “pappa e ciccia” come si dice a Roma. Così, dopo avere intercesso per il mondo intero proponendosi mediatore di pace tra Trump e Ciccio Kim, soprattutto ora che Corea del Nord e Usa sembrano vicini a un “redde rationem”, Razzi ha deciso di prestare opera di pecificazione in un altro teatro incandescente, il Venezuela. Solo ipotizzare un incontro tra il senatore abruzzese e il dittatore venezuelano si presta a scenari cabarettistici. Intervistato dal Giornale, Razzi ha confermato di volere fare il bis e incontrare il discusso presidente del Venezuela.
“In Venezuela c’è anche mio fratello”
«Sì, lo confermo. Se non ci si va a parlare non sappiamo mai quando si fa giorno. Tutti ne dicono, ma chi lo conosce? Io poi lì in Venezuela ho anche mio fratello. Insomma, vado lì a rendermi conto della situazione». Insomma, un mandato esplorativo. Razzi non ha a cuore solo le sorti del fratello che non vede ormai da 27 anni, ma si avventura anche in discorsi di macroeconomia elementare. “Ci sono 130mila italiani che hanno fatto grande il Venezuela. Molte pensioni che noi mandiamo fanno il cambio che dice il governo. Se mando i soldi a mio fratello vengono cambiati in Bolivar e viene svalutato tutto. Da ex emigrato in Svizzera so come funziona…».
“Ci devo parlare, se non vedo non credo”
Queste le intenzioni. Ma con le autorità di Caracas ha già preso contatto ? Dice di sì: «Ho mandato una lettera all’ambasciatore a Roma e sto aspettando la risposta. Vado ma con tutta la sicurezza. Non è che vado lì io a farmi far fuori dal primo delinquente comune che gira per Caracas. Se ci devo rimettere la pelle allora sto qua». E certo, ci mancherebbe altro. Intanto Razzi sta studiando la situazione politica che ancora non conosce molto bene… «Guardi, se devo parlare della Corea lo faccio senza problemi. Su Maduro devo capire. Perché è così feroce con i suoi connazionali? Perché lui non è che ha fatto guerra con i paesi vicini. Ma ci si deve parlare, io sono come San Tommaso, non credo se non vedo». Non gli dispiacerebbe un incarico da mediatore internazionale, dice di avere tutte le credenziali per potere essere all’altezza. «Nella mia esperienza di capo operaio parlavo con uomini di trentacinque nazionalità diverse. Il direttore dei lavori dell’azienda svizzera di filati dove lavoravo mi chiedeva: ma come fa a mettere tutti d’accordo? Io sono bravo a colloquiare, riporto una torre di babele sotto una campana sola». Grandioso, che possa essere la carta giusta? E intanto Crozza prende appunti…