Rai, Gasparri porta “I mille giorni di Mafia Capitale” in Vigilanza: «Pieno di bugie»
C’è una ricostruzione «tendenziosa e fuorviante dei fatti» alla base del docufilm I mille giorni di Mafia Capitale. A dirlo è il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, definendo «sconcertante che la Rai l’abbia coprodotto, insieme a Magnolia, e trasmesso su Rai3» e annunciando di aver presentato una interrogazione in commissione di Vigilanza.
Nel docufilm su Mafia Capitale «clamorose menzogne»
«Ho presentato su questa vicenda una interrogazione in commissione di Vigilanza per sapere se non si ritenga opportuno prendere provvedimenti nei confronti dei dirigenti che hanno esposto la Rai un comportamento censurabile e che certamente rischia di vedere l’azienda sborsare un considerevole risarcimento alle persone coinvolte, lese nella loro immagine e dignità», ha fatto sapere Gasparri, chiedendo che «la Rai ponga subito riparo e interrompa la messa in onda del docufilm». «Tutto il docufilm, nonché il dibattito in studio che segue alla messa in onda dei filmati – ha proseguito Gasparri – ha come tema portante un presunto legame storico e organico che ci sarebbe stato tra la destra politica romana e la criminalità organizzata di stampo mafioso. Un falso». «Una clamorosa menzogna – ha sottolineato il senatore azzurro – smentita non solo dal numero degli esponenti di sinistra indagati nell’indagine di gran lunga superiori a quelli della destra. Ma soprattutto smontata pezzo pezzo dalla sentenza del Tribunale di Roma, che ha fatto cadere per tutti gli imputati l’accusa di associazione mafiosa». Per questo, per Gasparri, «è incredibile che il servizio pubblico si presti a questa distorsione plateale della realtà e avalli tesi su cui la stessa magistratura si è pronunciata».
«Rischiamo risarcimenti enormi»
Prima ancora che in Parlamento, il caso è arrivato all’attenzione del Cda Rai. È stato il consigliere Arturo Diaconale, infatti, ad avvertire che, vista la faziosità della narrazione, l’azienda rischia di vedersi recapitare richieste di risarcimento esorbitanti. Una querela già c’è, ed è quella dell’ex sindaco Gianni Alemanno, ma – ha avvertito Diaconale – il vero problema sono, «in generale, le garanzie dei cittadini che non possono essere cancellate per esigenze televisive».