Parroco condannato per pedofilia evade dai domiciliari e sparisce

29 Set 2017 16:18 - di Paolo Lami

E’ evaso da una clinica alle porte di Roma, dove si trovava agli arresti domiciliari. Don Ruggero Conti, l’ex-parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima, nella zona di Selva Candida arrestato dai carabinieri alcuni anni fa con l’accusa di violenze sessuali su minori e, poi, condannato, si è allontanato a bordo di un taxi da una casa di cura di Genzano ed ora è ricercato dai carabinieri, che indagano sulla vicenda.
L’ex-parroco era stato condannato a una pena di 14 anni e due mesi ed era agli arresti domiciliari nella struttura per ragioni di salute.

La vicenda giudiziaria di Don Ruggero Conti prese il via il 29 giugno del 2008 allorquando il parroco venne arrestato con l’accusa di aver corrotto le sue giovani vittime utilizzando alcuni doni. Le udienze, durante le quali vennero chiamati a testimoniare i ragazzini vittime del prelato, furono caratterizzate dalla presenza di due gruppi di parrocchiani antagonisti: uno rappresentava i fan di Don Ruggero Conti, l’altro di accusatori del prete.

Ad accusare Don Ruggero Conti di abusi sessuali furono sette ragazzini di cui l’ex-parroco aveva la responsabilità nel corso dei campi estivi e all’oratorio. e di cui il prelato avrebbe abusato tra il 1998 e il maggio del 2008.
Al processo di primo grado il pm della Procura di Roma Francesco Scavo chiese una condanna a 18 anni di carcere per pedofilia ma la VI sezione del Tribunale penale di Roma nel 2011 lo condannò a 15 anni e 4 mesi.
In appello la pena con l’accusa di pedofilia venne ridotta a 14 anni e 2 mesi perché la Terza Corte d’appello di Roma ritenne prescritti nel 2012 tre episodi di pedofilia avvenuti fino al 2000.
Un ulteriore sconto di pena porterà, poi, la condanna a 11 anni, 10 mesi e 19 giorni di reclusione.
Nel 2015 i difensori di Don Ruggero Conti si rivolsero alla Cassazione che giudicò inammissibile il ricorso facendo così divenire esecutiva la sentenza di condanna. E ripartì, così, anche la causa civile per il risarcimento dei danni avviata nel 2011 dalle famiglie delle sette vittime che pretendevano dal parroco la somma di 10 milioni di euro.

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