Omicidio Fragalà, riparte il processo ai 6 imputati, prime schermaglie delle difese

14 Set 2017 17:50 - di Paolo Lami

Riparte, dopo la pausa estiva, di fronte alla Prima Corte d’Assise nel Palazzo di Giustizia di Palermo, il processo ai 6 imputati per l’omicidio di Enzo Fragalà, penalista di spicco e parlamentare di Alleanza Nazionale, ucciso dalla mafia a bastonate nel febbraio di 7 anni per aveva convinto alcuni suoi clienti ad un scelta difensiva di cooperazione con i magistrati, strategia che avrebbe danneggiato Cosa Nostra.

Alla sbarra 6 mafiosi: Francesco Castronovo, considerato da investigatori e inquirenti colui che la sera del 23 febbraio 2010 attese nel buio di via Nicolò Turrisi che Enzo Fragalà uscisse dal suo studio praticamente di fronte al Tribunale di Palermo e, poi, materialmente infierì, con inaudita violenza sul parlamentare di An colpendolo prima alle gambe e, poi, alla testa. Paolo Cocco, anch’egli considerato dai magistrati uno degli esecutori materiali del delitto, fu colui che portò sul luogo dell’aggressione il bastone utilizzato per colpire a morte Fragalà. Il boss del «mandamento» di Porta Nuova, Francesco Arcuri, considerato dai magistrati il reale mandante per conto del capomafia di Porta Nuova, Gregorio Di Giovanni. Infine i mafiosi del Borgo Vecchio, Antonino Abate, cioè colui che ha coordinato e diretto l’azione e Salvatore Ingrassia e Antonio Siragusa: è quest’ultimo che, secondo gli accertamenti, avrebbe pianificato l’aggressione finita in omicidio.

Nell’udienza di oggi, durata una quarantina di minuti, le difese hanno chiesto le trascrizioni di 24 fra intercettazioni e colloqui, anche delle indagini che portarono, nella prima fas, agli arresti di Francesco Arcuri, Salvatore Ingrassia e Antonino Siragusa, tutti e tre indagati, arrestati poi scarcerati e, quindi, successivamente riassestati. E la Corte si è riservata di decidere e scioglierà la riserva il 28 settembre prossimo.

Il pubblico ministero Caterina Malagoli ha anche spiegato, di fronte alle richieste di chiarimento del difensore di Cocco e Siragusa, il motivo per cui ha chiesto ai Vigili del Fuoco di Palermo di produrre – se esistono – le eventuali relazioni di servizio del 23 febbraio 2010 quando, secondo il racconto di Antonino Siragusa, sarebbe stato gettato in un cassonetto, per disfarsene, il bastone bruciato con cui Fragalà era stato aggredito, provocando un principio di incendio.
Una circostanza risultata non vera. Non solo perché i testimoni presenti sul luogo del delitto al momento dell’agguato a Enzo Fragalà avvertirono distintamente il rumore del bastone lanciato sul selciato dai killer mentre fuggivano a bordo di uno scooter Honda Sh bianco, (bastone poi recuperato da qualche sconosciuto che lo fece sparire e ripulì la scena del crimine), non solo perché il racconto di Siragusa è stato smentito dagli stessi accertamenti dei pm che hanno interrogato un agente di scorta il quale ha negato il fatto ma anche perché non vi fu alcun intervento dei Vigili del Fuoco non essendoci stato alcun principio di incendio.

L’avvocato Rosanna Vella, legale di Cocco e Siragusa, si è anche opposta alla produzione di documenti relativi alla deposizione del nuovo pentito di mafia  Salvatore Bonomolo, uomo d’onore della cosca mafiosa di Porta Nuova, arrestato in Venezuela e le cui dichiarazioni, insieme ad altre e a quelle di numerosi testimoni, sono alla base del processo.
Il difensore dei due si è opposto anche alla produzione delle fotografie fatte dagli investigatori sul luogo dell’agguato, in via Nicolò Turrisi, nell’immediatezza del fatto.

La difesa di Arcuri – che, nella ricostruzione dei pm, le indagini considerano il mandante dell’agguato e non collocano sul luogo del delitto – ha chiesto la citazione di 19 poliziotti della Questura di Palermo per sostenere che il boss del mandamento di Porta Nuova non era presente quella sera in via Turrisi mentre Enzo Fragalà veniva bastonato a morte.
Il legale di Francesco Castronovo, l’avvocato Deborah Speciale, ha chiesto di integrare le intercettazioni prodotte dall’accusa con le conversazione ambientali e le videoriprese effettuate nel carcere frusinate di Paliano durante i colloqui fra il pentito Francesco Chiarello, altro pilastro dell’accusa, e la moglie Rosalia Luisi, nel 2015 e le intercettazioni fatte dagli investigatori nell’auto di Francesco Castronovo nel novembre 2015.

Il pubblico ministero Caterina Malagoli ha poi spiegato alla Corte la necessità di confrontare le immagini riprese dalle telecamere del negozio Mail Boxes – e nelle quali si vedono Antonino Siragusa e Salvatore Ingrassia arrivare sotto ai portici del luogo dell‘omicidio – con riprese video dei due imputati effettuate con la stessa telecamera ora sotto sequestro. Questo perché vi sono due perizie, quella del consulente dell’accusa, il professor Mastronardi, e quella del consulente della difesa, professor Introna.

Dal canto suo il legale di Castronovo, l’avvocato Speciale, ha chiesto alla Corte, nell’ambito delle indagini difensive sulle dichiarazioni del pentito Francesco Chiarello, di intimare alla guardia di Finanza di rilasciare le immagini, se ancora esistenti, riprese nel 2010 dalle telecamere della Caserma Aubert delle Fiamme Gialle di Palermo. Immagini che è molto probabile, secondo la Corte, non esistano oramai più.

L’udienza è stata quindi rinviata al 28 settembre per iniziare ad ascoltare i primi testimoni dell’accusa, due degli ufficiali dell’Arma, il colonnello Gosciu e il maggiore Cappelletti, che hanno svolto le indagini sull’omicidio di Enzo Fragalà. La Corte ha calendarizzato anche le successive udienze che si terranno, sempre nell’aula della Prima Corte d’Assise nel Palazzo di Giustizia di Palermo, il 9 e il 26 ottobre prossimi.

 

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