Moldavo uccise il figlio, la Cassazione: era “solo” adottivo, niente ergastolo

28 Set 2017 13:54 - di Paolo Lami

Uccise il figlio ma siccome era “solo” adottivo, non può essere condannato all’ergastolo: lo ha stabilito la Corte di Cassazione accogliendo il ricorso della difesa di Andrei Talpis, 57 anni, muratore originario della Moldova, che la notte del 26 novembre 2013, a Remanzacco, in provincia di Udine, colpì mortalmente con un coltello da cucina il figlio adottivo, Ion, di 19 anni. E ora dovrà svolgersi un nuovo processo.
Il ragazzo, spiega l’avvocato Roberto Mete difensore del padre, era stato formalmente adottato dalla coppia in Moldavia.

Andrei Talpis era rientrato a casa ubriaco fradicio quella notte del 26 febbraio del 2013. Verso le 4 e mezza del mattino era esploso un violento litigio in camera da letto fra l’uomo e la moglie coetanea, la badante Elisaveta. Il muratore moldavo aveva impugnato un coltellaccio da cucina scagliandosi contro la donna. In sua difesa era intervenuto il figlio Ion nel tentativo, vano, di disarmare il padre. Ma tre fendenti del muratore moldavo lo aveva colpito al torace ferendolo mortalmente. Elisaveta era riuscita a scappare di casa. Ma il marito ubriaco l’aveva raggiunta per strada impugnando il coltello sanguinante. La donna era stata salvata da un militare mentre il moldavo, tornando verso casa dove il figlio Ion stava agonizzando, aveva incrociato un metronotteSebastiano Aresco, al quale aveva detto: «Ho ucciso mio figlio, è tutta colpa di mia moglie, chiama un’ambulanza».

Nel 2014 la pm Elisa Calligaris aveva chiesto l’ergastolo per il muratore moldavo con l’accusa di omicidio volontario del figlio e tentato omicidio della moglie, aggravato anche da un contesto di maltrattamenti ai danni della donna e porto di coltello. L’avvocato difensore, che aveva ottenuto il rito abbreviato, aveva sostenuto che non era intenzione del padre uccidere il giovane Ion.

Ma la vicenda si inquadra in un contesto di ripetute violenze familiari. Nel settembre 2012 il muratore moldavo era stato denunciato per porto abusivo di armi.
Gli agenti erano intervenuti proprio in casa dei coniugi in seguito a una violenta lite esplosa fra Andrei Talpis e la moglie Elisaveta. Il muratore moldavo era stato fermato mentre vagava per strada impugnando un coltello. Elisaveta dal canto suo aveva trovato la forza per denunciare il marito per violenze. Ed era stata protetta in un centro antiviolenze per alcuni mesi. Un anno dopo la tragedia.

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