Milano investe sul turismo gay: l’omosessuale è colto e spende tanto…
La discriminazione – al contrario però, contro gli etero – sembra andare molto di moda anche tra gli operatori del turismo, che hanno individuato nel consumatore omosessuale una preda interessante, a cui offrire un servizio differenziato e forse migliore. Da questo assurdo presupposto, che fa del gay un “diverso” sotto un’apparente celebrazione di genere, si muove la politica turistica di molte città, tra cui Milano, che si candida a diventare capoluogo di una nicchia sempre più ambita: il viaggiatore Lgbt. Centinaia di imprese turistiche e istituzioni pubbliche internazionali provenienti da oltre 80 Paesi nel mondo sono in arrivo in Lombardia per una convention che apre Milano al business dei viaggi Lgbt.
Il capoluogo lombardo, attraverso una collaborazione tra il Comune di Milano e l’Aitgl, associazione italiana del turismo gay and lesbian, con il supporto del consolato Usa, è stato candidato da Enit ad ospitare nel 2020 la 37esima convention organizzata dall’Iglta-International gay and Lesbian travel association. Si tratta di un’associazione di imprese e istituzioni turistiche nata nel 1984 a Fort Lauderdale, che conta ad oggi oltre 3mila associati ed è l’unica a rappresentare il Turismo Lgbt all’interno della World tourism organization. Ogni anno, organizza una convention in uno dei Paesi membri come momento di networking per le realtà turistiche e di incontro tra buyers e fornitori. A quanto pare promuovere il capoluogo lombardo anche come destinazione gay friendly farebbe parte di una strategia di sostegno alle attività di internazionalizzazione e del posizionamento di Milano nel mercato turistico globale.
Il turista gay è un pollo da spolpare…
Secondo una ricerca di Sonders&Beach e Eurisko, il viaggiatore Lgbt è un big spender e un opinion leader capace di lanciare nuove tendenze; è, dunque, un turista con reddito superiore rispetto alla media, con
formazione scolastica universitaria (39% contro il 13% della media italiana) e che per il 29% ricopre posizioni lavorative manageriali. I viaggiatori Lgbt, per affari o per piacere, effettuano in media quattro viaggi l’anno. L’Italia si colloca al primo posto come meta desiderata, ma poi scende al quinto tra le mete effettivamente scelte perché considerata poco gay friendly e con meno servizi dedicati rispetto ad altre destinazioni europee.