Migranti e barboni in Vaticano: quando l’ordine di sgombero piace al Papa
C’è un limite a tutto. Anche alla misericordia. Se ne sono accorti – finalmente – anche in Vaticano, dove ieri i gendarmi del Papa hanno sgomberato il colonnato del Bernini da clochard e relative masserizie. «Troppo degrado», hanno fatto trapelare alcune “voci di dentro” del Cupolone ancora sotto choc per il video del senzatetto che scaricava la sua pipì contro una colonna. «Questione soprattutto di sicurezza», si sono affettati a precisare dalla sala stampa. In realtà, c’entrano l’uno e l’altra. Infatti, a tirare un sospiro di sollievo per l’inatteso intervento sono stati soprattutto i poliziotti e i carabinieri in servizio a Piazza San Pietro, costretti a controlli continui sui tanti oggetti lasciati o dimenticati sotto il colonnato. La decisione, tuttavia, è meno tosta di quanto appaia e di come è stata presentata dalla stampa: i barboni potranno infatti continuare a dormire sotto i porticati per poi sloggiare al mattino e lasciare spazio ai fedeli e ai turisti. Di più il Vaticano non avrebbe potuto fare. Già non dev’essere stato affatto facile convincere il Papa a dare il via libero allo sgombero diurno, figuriamoci se il divieto di accampamento fosse stato esteso anche alle ore notturne. La vicenda, però, è a dir poco emblematica se solo si pensa che la Piazza da cui – seppur solo per alcune ore – sono stati allontanati, disperati, immigrati e senzatetto è la stessa dalla quale, con frequenza pressoché quotidiana, partono gli appelli all’accoglienza, alla misericordia e alla tolleranza. Per carità, niente che non sia già accaduto e riaccaduto nel corso dei secoli. Tanto è vero che l’antica saggezza popolare ha codificata la distanza tra parole e comportamenti nel «fai quel che il prete dice. Non fare quel che il prete fa». Anche se dal Papa «venuto dalla fine del mondo» per “rievangelizzare” l’Europa coniugando internet e misericordia un minimo di coerenza tra quel che si predica e quel che si pratica sarebbe lecito pretenderla.