Migrante accende il fuoco in un parco: “Sono figlio di Allah e faccio come voglio”

2 Set 2017 9:58 - di Redazione

Ecco a cosa si arriva in un clima di buonismo che induce a fare tutto con arrogante disprezzo per la cosa pubblica. Stava cucinando tranquillamente in un’area verde del Comune di Bologna, accendendo il fuoco come se fosse il caminetto di casa sua. “Io sono figlio di Allah e faccio quello che voglio”, ha risposto l’uomo, immigrato a Bologna, rivolgendosi  ad un cittadino che cercava di rimproverarlo per aver acceso il fuoco dove vige il divieto. Lo leggiamo sul Resto del Carlino, poi ripreso dal Giornale, dal quale apprendiamo il seguito dell’episodio: lo straniero si è ribellato, lo ha spintonato, picchiato e insultato in tutti i modi prima di dire in maniera sfrontata che da musulmano può fare ciò che vuole. In Italia, almeno. Il messaggio distorto recepito in un clima di assurdo perdonismo verso gi immigrati, sta portando alla follia.

Il migrante ha aggredito chi voleva impedirglielo

E’ accaduto nei giardini San Leonardo a Bologna. L’uomo che ha denunciato l’episodio è Otello Ciavatti, membro del Comitato Piazza Verdi. Era lì per pulire l’area verde per conto del Comune, visto che lo ha ottenuto in gestione, insieme ad una volontaria. Ad un certo punto si è trovato di fronte la scena del migrante che si cucinava il proprio pasto dopo che da giorni in città vive in quell’area verde e ci espleta i suoi bisogni. Insomma,sene a cui siamo purtroppo ormai abituati. La reazione avrebbe potuto essere diversa, invece è stata delle peggiori. “Mi ha aggredito con offese e minacce, epiteti, parolacce irripetibili, spintoni e ha ripetuto diverse volte la frase ‘Io sono figlio di Allah e faccio quel che voglio'”, sono le parole Ciavatti nella denuncia indirizzata al procuratore capo Giuseppe Amato. Quando i carabinieri sono intervenuti, lo straniero si era già allontanato e – secondo quanto riferito dallo stesso Otello e riportato dal Resto del Carlino – avrebbe continuato a minacciare e insultare il povero cittadino.

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