Mentana conquista Casapound: “Il vero coglione è chi non si confronta” (Video)

30 Set 2017 2:06 - di Antonio Pannullo

C’era il pubblico delle grandi occasioni ieri sera al confronto tra Enrico Mentana e Simone Di Stefano, vice presidente di Casapound, nella sede romana del movimento in via Napoleone III a Roma. Al tavolo dei relatori Mentana e Di Stefano, moderati da Carlotta Chiaraluce, impegnata in prima persona per le prossime elezioni municipali di Ostia, che ha anche strappato a Mentana un invito nel caso che Casapound ottenga un buon risultato nel X municipio. Il direttore di La7 ha tenuto a replicare all’ignobile e anonimo striscione comparso nella notte davanti la sede dell’emittente, striscione critico verso la decisione di Mentana di dialogare con Casapound: “Il vero coglione – ha detto Mentana – è chi rifiuta il dialogo, chi rifiuta di confrontarsi”. Due ore di intenso ma pacato dibattito, nel corso del quale Mentana ha ben spiegato che la sua presenza a Casapound non è per “legittimare” il movimento, come qualcuno ha detto, ma per dialogare e confrontarsi con una forza che si presenta legittimamente alle elezioni con un proprio programma e con propri candidati, accettando quindi in tutto e per tutto le regole della democrazia: “Chiunque si presenti dentro il recinto democratico – ha detto il popolare giornalista – merita di essere ascoltato e trattato con rispetto da tutti”.  Tra i moltissimi argomenti trattati, quello storico-culturale relativo al fatto che, secondo Mentana, purtroppo in Italia i conti col fascismo non sono stati ancora fatti, per moltissime ragioni, e che quindi a tutt’oggi non c’è una storia condivisa da tutti gli italiani. Mentana, poi, con la schiettezza che gli è propria, ha voluto chiarire che le leggi razziali del 1938 furono un orrore e un errore, e che se fu possibile vararle, fu grazie al fatto che il fascismo era un regime totalitario. E sempre per il fatto che non c’è mai stato un libero dibattito sul fascismo, in Italia ancora oggi non si può parlare di destra e di sinistra come si fa invece in altri Paesi europei. “Il passato è passato – ha detto Mentana – e le idee si confrontano”.

Simone di Stefano da parte sua, dopo aver ringraziato per il sostegno alla battaglia fatta da Mentana per la vicenda dei marò, ha chiarito che Casapound certamente guarda ad alcuni aspetti del fascismo, come quello sociale o anche culturale, per riproporli nel contesto moderno, convinti della loro validità. Quanto alle leggi razziali – ha ricordato Di Stefano – anche questo va contestualizzato: l’Italia non è stata né la prima nazione né l’ultima a varare leggi discriminitorie verso qualcosa o qualcuno: il segregazionismo negli Stati Uniti è finito negli anni Sessanta, i sovietici hanno effettuato persecuzioni e peggio su base etnica e religiosa, gli inglesi si comportavano allo stesso modo razzista, e così i francesi e gli australiani. In quegli anni la discriminazione e il razzismo erano purtroppo pratica comune e sentimento diffuso. “Fu un errore gravissimo – ha detto il vice presidente di Casapound – fare le leggi razziali, perché tra l’altro frantumò un sodalizio consolidato, fra fascismo ed ebrei, i quali parteciparono convintamente alla Marcia su Roma ed espressero anche deputati e un ministro durante il governo di Mussolini“. Mentana ha replicato dicendo che se da una parte è comprensibile la memoria e il ricordo dei padri, dall’altra va anche detto che il fascismo abolì ad esempio la libertà di stampa e progressivamente abolì anche il sistema partitico come oggi lo conosciamo. Detto questo, Mentana ha ricordato che il razzismo e l’antisemitismo non furono certo importati in Europa dall’Italia, e neanche il colonialismo, dove noi anzi arrivammo ultimi. Furono paradossalmente le grandi democrazie europee a mostrarsi imperialiste. Venendo poi alla legge Fiano, Mentana ha ricordato di essere stato tra i primissimi a criticarla: “Non credo che i problemi si risolvano col proibizionismo, se non  è preceduto da un dibattito culturale forte che chiarisca le cose”. E ha proseguito: “Il fascismo è storia italiana, l’obelisco è storia italiana, l’architettura razionalista e non va cancellata; ma è storia italiana anche Marzabotto, le Fosse Ardeatine, il confino”. Insomma, ha concluso Mentana, per la legge Fiano le controindicazioni sono moltissime e i vantaggi pochi. “La forza di una vera democrazia non è il proibizionismo, ma la democrazia stessa”.

Di Stefano ha parzialmente condiviso le idee esposte da Mentana, auspicando che una volta per tutte questa guerra civile finisca: solo così potremo ritrovare l’unità del popolo italiano: “Dobbiamo far sì – ha proseguito Di Stefano – che il popolo italiano sia tutto da una parte, che combatta e lavori per la nazione, non per gli egoismi di ciascuno: dal medico all’operaio, con pari dignità, si operi solo nell’interesse dell’Italia. Noi siamo giovani, basta parlare di labari, vorremmo che il popolo italiano torni alla sovranità e capisca di avere un destino comune”. Mentana poi ha ricordato a Casapound che la condizione per non essere discriminati è il totale ripudio della violenza ma anche il fatto di essere rappresentativi: “Laddove Casapound dimostri avere consenso, di ottenere voti, non la si potrà più discriminare, ma andrà coinvolta pienamente”. E per essere rappresentativi occorre lottare, ha detto Mentana, che molto gentilmente ha voluto citare la frase di Ezra Pound su questo argomento. Il dibattito si è poi articolato sul problema dell’inmigrazione, sul quale Mentana ha chiarito che chi ha diritto di rimanere in Italia come perseguitato politico deve essere accolto, mentre chi non ha diritto deve essere rispedito a casa. Ma ha rifiutato di parlare di “invasione”, poiché le invasioni – ha detto – sono ben altro. Qui ovviamente le opinioni di Casapound sono diverse, ha rilevato Di Stefano, perché Casapound sarà sempre in prima fila a difendere i diritti degli italiani, nel sociale, nelle case, nel lavoro, ovunque. Mentana e Di Stefano hann parlato poi di politica estera, di economia, di politiche sociali, e il direttore di La7 ha voluto dare un suggerimento a Casapound: quello di avviare una determinata e profonda campagna per la lotta alla droga, argomento molto importante quanto ormai dimenticato dai media. In realtà Casapound questa battaglia la porta aventi da sempre: ma la stampa progressista – e non ci riferiamo a Mentana – non se ne è mai accorta. 

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