Londra striglia la Ue: anziché temere la Brexit si pensi all’anti-terrorismo
Gli inglesi non pensano tanto alla Brexit, quanto al pericolo del terrorismo islamico. Il governo britannico propone un accordo di collaborazione con l’Unione Europea nella lotta al terrorismo da stabilire nell’ambito dei negoziati in corso per la Brexit. “La lotta contro la criminalità e il terrorismo deve essere rafforzata con un accordo fra il Regno Unito e la Ue”, si legge in un comunicato del ministero britannico per l’uscita dall’Ue. I dettagli del nuovo accordo, si legge, dovranno essere discussi nell’ambito dei negoziati per la Brexit in modo da formare “un’alleanza profonda e speciale”. La richiesta di una intesa per proseguire la cooperazione sulla sicurezza con l’Ue arriva mentre vi è attesa per il discorso sulla Brexit che la premier Theresa May pronuncerà venerdì a Firenze. Il governo di Londra ha anche annunciato che Oliver Robbins, segretario permanente del ministero per la Brexit, lascerà il suo posto per passare alle dirette dipendenze della May.
Si va verso una “hard Brexit”?
Una hard Brexit, senza alcun accordo tra Ue e Gran Bretagna, è “sempre più probabile”. I negoziati tra Bruxelles e Londra si sono “in realtà fermati”, senza che ci sia “alcuna prospettiva di fare progressi sostanziali in ottobre”. E in Gran Bretagna “la retorica del no deal (nessun accordo, ndr) è riemersa prepotentemente”, mentre “molti sostengono che tornare semplicemente alle regole previste dalla Wto” per gli scambi bilaterali “è preferibile ad accettare i diktat dell’Ue”. È questo, a tre giorni dall’atteso discorso che la premier britannica Theresa May dovrebbe pronunciare a Firenze, lo stato in cui versano i negoziati tra l’Ue e il Regno Unito, secondo Fabian Zuleeg, chief executive e capo economista dell’Epc (European Policy Centre), think tank con sede a Bruxelles. I motivi sono squisitamente politici, e non economici: uno scenario senza accordo, osserva Zuleeg nel policy brief “Reversing over the cliff edge?”, “sembra essere un’opzione attraente per molti membri del Partito Conservatore”, dato che significherebbe “rifiutare le condizioni imposte dall’Ue, apparire forti e realizzare una Brexit completa. La colpa verrebbe data agli intransigenti europei”. Tutto questo fa premio sulle conseguenze: “L’assenza di un accordo – sottolinea Zuleeg – massimizzerebbe i danni economici e avrebbe come risultato un collasso, totale e caotico, delle relazioni economiche e politiche con l’Ue, senza che il Regno Unito possa trovare compensazioni a questo sul piano internazionale”.