Le lacrime di un padre: trova foto hard della figlia 17enne su Whatsapp

23 Set 2017 15:04 - di Redazione

Scopre alcune foto hard della figlia 17enne su WhatsApp e per paura dei pedofili contatta subito le forze dell’ordine scoprendo un mondo di foto a luci rosse scambiate sul web. La denuncia di un padre preoccupato innesca un’indagine in cui si ipotizza addirittura, oltre al commercio di materiale pedopornografico, un tentativo di adescamento, come se almeno due tra i sette indagati abbiano cercato sul web contatti sperando di convincere studentesse adolescenti a trasformarsi in baby squillo, anche se non c’è prova che poi i rapporti si siano effettivamente consumati. La vicenda, ricostruita dal Messaggero, è inquietante ed è ancora in buona parte da chiarire.

Foto hard pubblicate da minorenni

Secondo i primi indizi raccolti dagli investigatori alcune minorenni tra i 14 e i 17 anni sarebbero state spinte a farsi fotografare e filmare nude o parzialmente senza veli in cambio di soldi. E addirittura in alcuni casi le avances si sarebbero spinte fino alla proposta di incontri sessuali a pagamento, ipotesi che ha indotto il pubblico ministero Mariangela Farneti a ipotizzare, nei confronti di due adulti, accuse gravissime come lo sfruttamento e induzione alla prostituzione minorile, reati che prevedono pene dai sei ai 12 anni di carcere. Per ora gli indagati sono sette, cinque uomini e due donne, dai 18 ai 70 anni, cinque di Fabriano (tra cui una neomaggiorenne), uno di Porto Recanati e uno di Falconara, che si dovranno difendere dal reato di divulgazione, detenzione di materiale pedopornografico, pornografia minorile, e anche – limitatamente a due di loro – sfruttamento e induzione alla prostituzione. Da quando, il 4 settembre, il padre della giovanissima si è presentato nella caserma dei carabinieri per sporgere denuncia, si legge ancora sul Messaggero, i militari hanno sequestrato il cellulare della minore, analizzato contatti, cronologia e cartella immagini, sono risaliti ai sette ed è scattato un blitz che ha permesso di sequestrare pc, tablet, cellulari e macchine fotografiche. Da ricostruire ancora la dinamica, ma quello che è chiaro è che le foto osè della 17enne sono state scambiate su internet e qualcuno di avrebbe guadagnato denaro.

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