Il prete gesuita: «Non credete ai buonisti, l’Islam è una religione pericolosa»
Non è la prima volta che il padre gesuita Henri Boulad mette in guardia sui caratteri “totalitari” della religione islamica. Il gesuita egiziano. di fede coopta, esperto di islam, lancia un’infuocata filippica al mondo accademico musulmano e alle gerarchie ecclesiastiche cattoliche: “Gli Stati occidentali hanno l’obbligo morale e legale di preservare la loro integrità territoriale, la loro cultura e i loro valori in relazione a un Islam bellicoso e dichiaratamente ostile”. Il j’accuse all’Islam è arrivato in seguito ai numerosi attentati jihadisti contro la comunità cristiana in Egitto. Le sue prese di posizione sono state pubblicate dal settimanale cattolico Tempi, poi ripresi da molti siti e orgni di informazione, tra cui Libero.
“L’Occidente deve prenderne atto“
Questo il tenore delle sue accuse di cui l’occidente dovrebbe tenere conto se anteponesse le analisi serie alle sintesi buoniste. «Il gesuita attacca l’Islam in quanto ideologia politica, che mira alla realizzazione di una società fondata sulla sharia, la legge sacra e in quanto tale l’unica valida. Un disegno totalizzante e totalitario. E sostiene che una simile concezione del diritto non è compatibile con i valori occidentali, in primis con la laicità. Non può esistere alcuna convergenza tra una civiltà, quella occidentale, che ha a fondamento dei propri ordinamenti giuridici la separazione tra Stato e Chiesa, con una cultura che propugna la realizzazione su scala globale di uno stato teocratico». Padre Boulad fa una reprimenda anche contro la cultura occidentale così arrendevole di fronte alle rivendicazioni liberticide dell’Islam. Del resto è sotto gli occhi di tutti la contraddizione che si genera dal politicamente corretto, dalle aperture progressiste in nome di una convivenza che resta una chimera se non sarà accompagnata dal rispetto delle leggi italiane da parte delle comunità che rifiutano spesso qualsiasi forma di integrazione. Analisi come quelle di padre Boulad sono considerate “islamofobe” e già questo la dice lunga sulla volontà di capire che le critiche sull’Islam devono partire prima di tutto dalla consapevolezza di chi siamo.
Le responsabilità della Chiesa cattolica
Il gesuita ne ha anche per la stessa Chiesa cattolica, colpevole di portare avanti con l’Islam un dialogo basato sul compromesso, che impedisce la discussione sulle questioni fondamentali. Il problema, secondo padre Boulad, non risiede nel dialogo tra Occidente e Islam, ma all’interno delle comunità islamiche che si oppongono a qualsiasi tentativo di riforma e di evoluzione del loro credo. In particolare l’università di al-Azhar, importante centro di insegnamento religioso al Cairo, per il suo rifiuto di condannare apertamente lo Stato islamico e l’islamismo salafita, portatore delle istanze più oscurantiste e pericolose. Nel corso di una lunga intervista rilasciata a TV Libertés, in Francia, padre Boulad ha parlato di Papa Francesco: «Un mese fa gli ho scritto una lettera: “padre santissimo e fratello carissimo – visto che siamo entrambi gesuiti – vi ammiro e vi stimo ma permettetemi di farvi notare due cose. Primo, l’islam con il quale dialogate e del quale parlate voi non lo conoscete! (visto che in Argentina la presenza musulmana è pressoché inesistente), poiché l’islam è quasi impossibile da capire finché non ci si è vissuti con, a fianco, dentro! non si può studiare sui libri, non basta! Secondo: questa invasione dell’Europa da parte di migranti musulmani che benedite e incoraggiate, merita una riflessione più profonda”. A questa mia lettera, il papa non ha mai risposto.