Ius soli, sinistra e “papa re” s’illudono: per Alfano la poltrona val bene una messa
Angelino Alfano come Juan Manuel Fangio. Sissignori. Perciò lasciate stare la fuffa sull’accordo già fatto tra governo e tonache d’Oltretevere. Nulla c’è di tutto questo. E se c’è, qualcuno informi i giornalisti di Repubblica che sono fuori strada se credono che il Vaticano possa convincere Alfano a dare il via libera al tanto sospirato (da loro, vescovi e redattori) Ius soli. Ma che hanno capito? Ma davvero credono che al riparo di una grata di un confessionale o a quattr’occhi nella penombra di una sagrestia l’Angelino possa ri-convertirsi (alla Camera i suoi votarono per il sì) in favore di una legge che rischia di frantumargli quel poco che resta del suo partito ministeriale? Se è così, a Repubblica sono messi proprio male, anzi malissimo. Neppure la Chiesa di papa Francesco può sostituire l’unico elemento in grado di far cambiare idea al leader di Alternativa Popolare, il solo di cui si fidi ciecamente: il proprio sedere. C’è poco da sfottere. In questo Alfano ha un precursore d’eccezione proprio nell’asso argentino della Formula 1 anni ‘50. Fangio si sentiva un tutt’uno con il bolide che guidava. Lo rivelò lui stesso ad un giornalista alla fine di una gara vittoriosa: «Non ho mai pensato all’auto come a un mezzo per conseguire un fine, invece ho sempre pensato di essere parte dell’auto, così come la biella e il pistone». Una perfetta unità tra pilota e macchina, il cui punto d’incontro – precisò il campione – risiedeva nel derenere, il sedere. Era grazie al derenere che Fangjo testava l’assetto di guida dell’auto, ne saggiava la tenuta di strada e quasi le imprimeva la direzione. Riusciva a farlo con spostamenti impercettibili. Ma decisivi. Ecco, ora provate a sostituire la parola “auto” con “poltrona”, incrociate i nomi dei protagonisti in questione lasciando inalterata la parte anatomica. Risultato: come Fangjo con il suo bolide, Alfano è un tutt’uno con la sua poltrona e grazie al senso della posizione del suo sedere riesce ad uscire più o meno illeso ad ogni tornante dell’accidentato percorso dei governi di cui fa parte. Insomma, a fare la differenza circa la posizione politica di Angelino è solo il derenere e non il paternoster. E così sarà anche sullo Ius soli. A Repubblica dovrebbero saperlo. Soprattutto dovrebbe saperlo il suo fondatore Eugenio Scalfari, che col “papa re“parla quasi tutti i giorni. Inutile, perciò, invocare il Cielo laddove chi decide è solo il culo.