Italicum, Rosatellum, Consultellum: basta. La gente vuole scegliere chi votare
Ci iscriviamo convintamente al partito degli scettici: il Rosatellum bis, la proposta di legge elettorale su cui sembrano aver trovato un accordo Renzi, Berlusconi, Salvini e Alfano difficilmente vedrà la luce e verosimilmente sarà impallinata dai franchi tiratori in uno dei tanti voti segreti concessi dal regolamento di Montecitorio. Non è detto che sia un male. Infatti, il Rosatellum bis ripropone, addirittura accentuandoli, tutti i vizi delle leggi elettorali finora in vigore (il Porcellum), di quelle approvate e mai applicate (l’Italicum) o ritagliate a colpi di sentenze dalla Corte Costituzionale (il Consultellum), a cominciare dall’implicito divieto per l’elettore di scegliere l’eletto, che è poi il peccato originale di tutti i latinorum accumulati dal Parlamento in materia elettorale e, insieme, la vera ragione dell’inestinguibile polemica contro la casta. Di più: la designazione dei parlamentari da parte dei leader attraverso il meccanismo delle liste bloccate equivale ad una vera e propria privatizzazione della politica nazionale. Già, perché quel che non si evidenzia mai abbastanza è che agli italiani è consentito eleggere consiglieri comunali, regionali ed europarlamentari, ma non deputati e senatori. Sarebbe interessante approfondirne le ragioni. Non foss’altro perché, a lungo andare, il meccanismo di nomina (accentuato dal Rosatellum bis) è destinato a minare il principale caposaldo della democrazia rappresentativa: non è più il deputato a controllare il governo ma è l’esatto contrario. Il leader del partito e della coalizione vincente che il giorno dopo ottiene l’investitura a premier è lo stesso che il mese prima ha scelto uno per uno i parlamentari che gli dovranno dare la fiducia e che ne dovrebbero sindacare l’operato. Ridicolo, no? Purtroppo non se ne esce perché nessun leader, con l’eccezione di Giorgia Meloni a destra e di Pierluigi Bersani a sinistra, vuole rinunciare al potere di nominare gli onorevoli. E questo spiega perché, da tempo, la legge elettorale è materia dei giudici e non dei politici. Soprattutto, spiega perché, per dirla con Flaiano, la situazione è grave ma non è seria.