Il prof antifà bacchetta il prete: “Dovevi cacciare quei fascisti dalla chiesa”

4 Set 2017 14:42 - di Renato Berio

Gli antifascisti irriducibili pretendono una condanna ufficiale del fascismo da parte dei preti. Dopo avere sbertucciato la Chiesa cattolica, i Papi, i fedeli, i santi, le reliquie e tutto l’armamentario della fede ritenuto anacronistica superstizione, adesso si mettono anche in cattedra a dare lezioni ai preti su come occorre trattare i giovani di Forza Nuova. Questi ultimi non hanno fatto una bella figura con la loro pretesa di verificare la dottrina del prete che accoglie i migranti, don Massimo Biancalani parroco di Vicovaro

Ma per fortuna, e grazie all’intelligenza del prete (che prima su Fb aveva detto che i fascisti erano i suoi nemici e poi deve averci ripensato) tutto si è risolto in una stretta di mano tra il prelato e i custodi “neri” dell’ortodossia cattolica. Con buona pace della sinistra dei buoni sentimenti, che voleva vedere scorrere il sangue e gli anatemi contro i giovanotti intemperanti e “razzistissimi”. E così il professor Maurizio Viroli – deluso dal mancato spettacolino democratico – non si dà pace e oggi sul Fatto firma una paginata intera per ribadire che i fascisti vanno scacciati dalle chiese così come Cristo cacciò i mercanti dal Tempio. Viroli, professore di Teoria politica a Princeton, sentenzia con ardore quasi mistico: “”Quel che è certo è che un fascista non può essere cristiano…”. Per poi invocare un gesto eclatante “che faccia intendere a tutti che la Chiesa è antifascista”. A cosa pensa l’emerito prof? A una bolla pontificia? A un’enciclica? A un nuovo dogma ex cathedra? 

Chi lo sa. Intanto nel suo lungo articolo cita l’omicidio di don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta, da parte di squadristi fascisti il 23 agosto del 1923. E come mai il professore si dimentica dei martiri della Guerra di Spagna, uccisi dai “rossi”in nome del marxismo e dell’anarchia ed elevati agli altari da Giovanni Paolo II prima e da Benedetto XVI dopo? Nell’estate del 1936 la persecuzione religiosa ebbe i colori più cruenti: i sacerdoti e i religiosi assassinati ammontarono a 6.832, dei quali 4.184 del clero secolare e fra essi dodici vescovi e un amministratore apostolico; 2.365 religiosi e 283 religiose. Impossibile censire i laici cattolici uccisi a motivo della loro fedeltà a Cristo. Se dal 1° gennaio al 18 luglio 1936 le vittime fra il clero erano state 17, esse diventano 861 alla fine di luglio. Tutto dimenticato? Eppure Papa Pio XI pubblicò l’enciclica Divini Redemptoris (1937) per dire che i bolscevichi atei non possono essere cristiani anzi sono nemici dell’idea stessa di Dio. Magari, in attesa che giunga la scomunica per quelli di Forza Nuova, dargli un’occhiatina prima di mettersi sul pulpito. O no? 

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