«Ho violentato quel ragazzino»: il prete confessa ma il giudice…
Il tribunale di Padova dovrà valutare se sono utilizzabili le intercettazioni telefoniche tra un prete, accusato di molestie sessuali, e il proprio confessore. Una decisione che, se affermativa, potrà costituire un precedente importante. Nel luglio del 2016 un parroco del Monselicense è stato denunciato dai genitori di un chierichetto per violenza sessuale. Il ragazzino aveva raccontato che il prete lo aveva palpeggiato e, una volta seduto sulle sue gambe, mimato un atto erotico. Il parroco aveva poi confessato allo psicoterapeuta e al proprio padre spirituale le molestie. Quelle conversazioni erano state intercettate. Il pm, Roberto Piccione, aveva chiesto al gip di acquisire quei nastri in sede processuale, in quanto prove necessarie per condannare il prete. Il gip aveva risposto che l’utilizzazione delle conversazioni avrebbe violato il segreto professionale, e per ciò negato l’acquisizione dell’atto. La decisione ora spetterà al tribunale. L’accusa ha infatti chiesto di nuovo di usare le intercettazioni. La difesa, invece, è contraria, sostenendo che non possano essere rese note le parole dette dall’imputato al proprio confessore.