Ecco chi è “Capitano Ultimo”, le imprese e le polemiche dell’eroe antimafia
Sergio De Caprio all’anagrafe, ma per tutti il Capitano Ultimo. Entrato nella storia con l’arresto di Totò Riina nel 1993 e simbolo della lotta alla mafia, il colonnello dei Carabinieri che ha messo materialmente le manette ai polsi del boss non ha avuto vita facile all’interno dell’Arma: “in guerra” con i vertici del Ros, accusato e poi prosciolto per favoreggiamento a Cosa Nostra, trasferito al Noe e poi esentato da incarichi operativi e di polizia giudiziaria, passato ai servizi segreti e poi di nuovo restituito all’Arma. E adesso, ancora una volta, al centro delle cronache per il caso Consip.
Capitano Ultimo, la carriera e la nascita di Crimor
Classe ’61, ex allievo della “Nunziatella”, tenente al termine dell’Accademia Militare di Modena e formato nella Scuola Ufficiali di Roma, poco più che ventenne chiede di essere trasferito in Sicilia, dove presta servizio per due anni come Comandante della Compagnia di Bagheria. Qui nel 1985 e a soli 24 anni, arresta i latitanti Vincenzo Puccio e Antonino Gargano, braccio destro di Bernardo Provenzano. Tanti i successi a Bagheria, a tal punto che il giovane carabiniere viene trasferito a Milano, dove diventa capitano del neonato Ros. È qui che Ultimo fonda il Crimor – Unità Militare Combattente operativa a Palermo dal settembre 1992 e responsabile dell’arresto del boss Riina, la più eclatante fra le tante azioni portate a compimento negli anni contro mafia e criminalità organizzata. Un arresto decisivo che tuttavia porterà all’accusa più infamante per il “Capitano”, quella di favoreggiamento a Cosa Nostra insieme al generale Mario Mori, uno dei fondatori del Ros. Rinviati a giudizio su richiesta dell’allora sostituto procuratore di Palermo Antonio Ingroia per aver omesso di informare la procura che il servizio di osservazione alla casa di Riina era stato sospeso – causando così, secondo l’accusa, un ritardo nella perquisizione del covo del boss – De Caprio e Mori saranno prosciolti solo nel 2006 «perché il fatto non costituisce reato». Nel mezzo, tuttavia, a pagarne le conseguenze è il Crimor, che viene sciolto nel 1997 con il conseguente trasferimento dei suoi componenti. «Oggi, 20 settembre 1997, a conclusione di un progetto portato avanti con costante determinazione – scrive Ultimo nell’addio alla squadra – viene sancita dal comando del Ros la soppressione di Crimor, Unità militare combattente. L’egemonismo burokratico celebra se stesso e il suo potere di sovrastruttura fine a se stessa. È l’ora di ripiegare soggettivamente su posizioni alternative. Uscendo dai percorsi di lotta alla criminalità mafiosa sento il dovere di ringraziare quegli uomini valorosi con cui ho avuto il privilegio di vivere combattendo. Solo a loro – sottolinea – va il mio rispetto più profondo, solo da loro ho imparato molto di più di quanto abbia potuto insegnare, solo per loro i sacrifici di una vita hanno avuto un senso. La nostra presenza costituirà per il futuro un’accusa permanente verso quella burokrazia egemone che non ha saputo combattere, ma ha saputo distruggere quelli che combattevano. Insieme con voi – conclude – finisce il sogno dei “soldati straccioni”. Era un bel sogno». Ma il tormentato rapporto con il Ros non finisce con lo scioglimento del Crimor. In disaccordo con il vertice sull’impiego di personale provvisorio in attività d’indagine, il lavoro di Ultimo con il Raggruppamento si interrompe non senza polemiche qualche anno dopo, con la richiesta di trasferimento avanzata nel 2000 dallo stesso De Caprio.
Il passaggio al Noe
Assegnato al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (NOE) di Roma nello stesso anno, qui Ultimo assume il ruolo di vice comandante. Sotto il suo comando, le indagini e l’arresto del presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi e quello dell’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi. Poi, nell’agosto 2015, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette lo esime dagli incarichi operativi e di polizia giudiziaria, pur lasciandogli l’incarico di vice comandante del Noe. L’ultimo caso seguito da De Caprio è stato quello della Cpl Concordia. Pochi mesi e il Comandante Ultimo cambia di nuovo e passa all’Aise, il servizio segreto per l’estero dove nel 2016 dirige l’ufficio affari interni. Il 20 luglio 2017 un nuovo colpo di scena: De Caprio cambia ancora con la restituzione dai servizi all’Arma. Il motivo? La bufera del caso Consip con gli ultimi sviluppi legati al ruolo dei carabinieri nell’inchiesta e sul presunto uso delle intercettazioni dell’indagine Cpl Concordia (da lui diretta) contro l’ex premier Renzi. Una decisione, quella di allontanarsi dai Servizi, che Ultimo avrebbe preso in autonomia per evitare qualunque tipo di strumentalizzazione. Ora per l’eroe dell’antimafia si apre un nuovo capitolo.