Con Putin è tornata a crescere l’economia russa: la crisi è finita
La Russia è tornata a crescere. Il pil è salito dello 0,5 per cento nei primi tre mesi dell’anno e già del 2.5 per cento da marzo a maggio, mentre in questo periodo gli investimenti sono cresciuti del 6,3 per cento. “Sono i valori più alti dal secondo trimestre del 2012. È una buona base per sviluppi futuri”, ha affermato il presidente russo, Vladimir Putin, sottolineando che anche l’inflazione, sotto il quattro per cento, ha raggiunto il suo record negativo e la produzione industriale è cresciuta del due per cento (del 24 per cento quella dei semiconduttori, del 64,2 per cento quella dei computer, 21,5 per cento automobili, 31 per cento la raccolta di grano, ha elencato Putin anche se in quest’ultimo caso non si tratta di produzione industriale). “Malgrado le note restrizioni, incluse quelle esterne, l’economia russa si sta stabilizzando. Ha chiaramente superato la recessione, sta prendendo slancio ed è in crescita da diversi trimestri”, ha precisato il presidente russo, in un incontro oggi al Cremlino con la comunità degli affari russa, precisando che “è importante mantenere l’andamento positivo dell’economia, per contrastare la minaccia del mantenimento se non del rafforzamento delle restrizioni esterne (ovvero delle sanzioni, ndr)”. Intanto non si fermano le provocazioni della Nato contro Mosca: aerei militari di Stati Uniti (F-15 e F-16), Belgio (F-16), Finlandia (F-18) e Svezia (JAS-39) ieri hanno scortato per 70 minuti sul Mar Baltico e per 27 minuti sul Mar di Norvegia (in entrambi i casi in corrispondenza di acque internazionali) bombardieri russi Tu-22M3, rende noto il ministero della Difesa russo precisando che gli aerei erano impegnati in “attività di addestramento al combattimento”. Mosca assicura che la missione dei Tu-22M3 di ieri ha strettamente rispettato le norme internazionali.