Cina, carcere per chi storpia l’inno nazionale: che succederebbe in Italia? (Video)

1 Set 2017 11:55 - di Giulia Melodia

L’ultima reprimenda di Pechino inquieta davvero non poco: una nuova legge approvata oggi dalle autorità cinesi, e prontamente inserita nel codice penale, prevede 15 giorni di carcere per chi distorce le parole dell’inno nazionale, volutamente o meno.

Pechino, carcere per chi storpia l’inno nazionale

E il pensiero corre – potrebbe mai essere diversamente alla vigilia di un’importantissima partita della nazionale che domani incontrerà la Spagna per la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 – a quelle impietose carrellate della telecamera che indugia sui primi piani della rosa azzurra intenta a storpiare incautamente l’Inno di Mameli ad ogni inizio di match che si rispetti. E ormai praticamente da decenni… Coem a dire che se la norma cinese venisse applicata anche nel Belpaese sarebbero più i fuoriclasse del pallone in cella che quelli schierati sul tappeto verde. ma tant’è: l’iniziativa per ora riguarda Pechino dove la norma, ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, è destinata «a garantire l’uso appropriato della canzone» ed entrerà in vigore il 1 ottobre. soddisfazione istituzionale e rispetto di uno dei valori fondanti di una società moderna che possa definirsi civile sono garantiti, e assicurati per legge.

Inno vietato ai funerali e in occasione “private”

E non è ancora tutto: meglio noto come La marcia dei volontari, l’inno cinese sarà inoltre vietato ai funerali e in altre «occasioni private» improprie, nelle pubblicità commerciali, spot televisivi o come musica di sottofondo in luoghi pubblici. Sarà consentito solo durante riunioni politiche formali, eventi sportivi e altre «occasioni corrette». La legge afferma inoltre che dovrà essere incluso nei libri di testo per gli studenti delle scuole primarie e secondarie. La nuova disposizione giuridica ha sollevato preoccupazioni a Hong Kong, dove la libertà di espressione permette le parodie come forma popolare di espressione e di protesta contro la politica del presidente cinese Xi Jinping: ma fatta la legge trovato l’inganno. Oppure no?

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