«Attenti ai populisti»: l’ossessione della Boldrini. E ci fa una lezioncina…

8 Set 2017 10:36 - di Alessandra Danieli

Scontata nei suoi moniti cantilenanti, ossessionata dal pericolo populista, Laura Boldrini si esibisce in una nuova lezioncina di democrazia usa e getta. «Sui grandi temi delle politiche mondiali è importante che le assemblee parlamentari siano attori principali: non si può prescindere dalla loro voce», ha detto la terza carica dello Stato aprendo a Montecitorio il G7 dei Parlamenti. E fin qui nulla da dire, solo un pizzico di inevitabile ironia pensando al nostro Parlamento, sempre più esautorato nelle sue funzioni dall’abuso del voto di fiducia che blinda il dibattito sui temi caldi dell’attualità per mettere in sicurezza i i provvedimenti del governo.

Boldrini: attenti al populismo

«I Parlamenti devono essere forti – prosegue la Boldrini –  capaci di far emergere la pluralità delle diverse soluzioni e la sintesi tra diverse posizioni.  E questo rappresenta il miglior antidoto al populismo, che propone slogan semplicistici che sono lontani dalle soluzioni mortificando e impoverendo le nostre democrazie». Solito copione. Per lady Montecitorio la colpa della malapolitica è dei populisti, pericolosi demagoghi neo-fascisti, che mettono a rischio il pluralismo democratico e la convivenza. È una vera ossessione per la presidente della Camera che non perde occasione per additare  le opposizioni con riflessioni sempre uguali, grondanti retorica resistenziale. Loquace per natura, salvo perdere la voce sulle atroci violenze sessuali di Rimini ad opera di un branco di africani o sull’immigrazione, quando sotto i riflettori finiscono le ong, i volontari prezzolati dell’accoglienza senza se e senza mai, il business degli sbarchi. Meglio accusare i popolusti di utilizzare «slogan semplicisti lontano dalle soluzioni», proprio lei che deve la sua (im)popolarità alla campagna iconoclasta per abbattere le tracce  dell’architettura del Ventennio in compagnia dell’immarcescibile Emanuele Fiano, ossessionato anche lui dal passato che non passa.

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